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Communitas: Lei ha parlato anche di una disoccupazione apparente. Questo<br />
richiama, in qualche modo, alla mente, per contrasto, la disoccupazione creativa<br />
di cui parlava già negli anni 60 Ivan Illich 2 ... Anche in questo caso si<br />
tratta di liberare il gesto dalle gabbie in cui è stato rinchiuso?<br />
Dacrema: La disoccupazione, per come la concepiamo oggi, si definisce<br />
unicamente in rapporto a uno stipendio e, quindi, ancora in rapporto al<br />
denaro. Un disoccupato è considerato tale in quanto fuori dal circuito<br />
della moneta. La disoccupazione è un’idea statistica, che a poco a poco<br />
scivola sul piano esistenziale, diventa una condizione da cui è praticamente<br />
impossibile uscire perché il disoccupato trova nella propria condizione<br />
di reietto dal sistema l’impossibilità stessa di reimmettersi nel<br />
circuito all’apparenza salvifico del denaro. Un uomo “senza lavoro” è pur<br />
sempre un uomo che ha gesti, desideri, pensieri, azioni, economia. Ma<br />
questo per le statistiche non conta. Un uomo senza lavoro è comunque<br />
un uomo che si prende cura di sé, degli altri, della propria vita. Ma per<br />
il sistema-denaro anche quest’altro aspetto non conta. Perché per questo<br />
sistema non è la qualità del fare, ma la quantità il metro di giudizio.<br />
E in questo modo, oltre a ribadire che la disoccupazione involontaria è<br />
un’altra delle allucinazioni collettive prodotte dal denaro, va aggiunto<br />
che è anche il segno stesso della sua inadeguatezza strutturale. Si guardano<br />
i numeri, si dimentica l’uomo. Ma l’economia, l’abbiamo detto, è<br />
l’attività propria di un animale che pensa, che agisce e che vuole, e che<br />
chiamiamo “uomo” proprio per questo. L’economia è fatta di gesti, non<br />
di numeri. Eppure, in ragione della nostra scarsa capacità di comprendere<br />
– demonizzando o adorando, a secondo dei casi – il denaro e la sua<br />
concretizzazione, la moneta, in questo scorcio di nuovo millennio ci<br />
ritroviamo schiacciati da numeri e cifre di ogni tipo, senza forze e senza<br />
tempo, e ci dimentichiamo che l’aritmetica più importante era, è e rimane<br />
quella della nostra esistenza. Dovremmo tornare alle cose, tornare al<br />
gesto, liberandolo. Fare economia, non numeri.<br />
2 Ilvan Illich, The Right to Useful Unemployment, Boyras, Londra 1978.<br />
PIERANGELO DACREMA<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 139