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ELOGIO DEL DONO, ELOGIO DEL CONFLITTO<br />
non è, quindi, solo un modo per aderire a una morale astratta di bontà<br />
e giustizia, ma una forma pratica per orientare le nostre scelte, per dirigerci<br />
verso una esistenza più giusta e felice, per impedire che all’altro<br />
si possa paradossalmente donare solo la morte, e non la vita.<br />
Communitas: Torniamo al nostro contesto di crisi profonda: non crede<br />
che l’individuo rischi l’autodistruzione e lo stordimento, mostrando la<br />
fine non solo dell’utopia comunitaria, ma anche della mitologia liberale<br />
fondata sul soggetto?<br />
Benasayag: La distruzione si trova al centro del meccanismo della<br />
crisi, è normale che tale funzione colonizzi gli individui. Sotto questo<br />
punto di vista i comportamenti che conducono allo sviluppo della<br />
violenza sono la manifestazione concreta della crisi. Ed è proprio per<br />
questo che bisogna avere una visione d’insieme che non separi in<br />
modo artificiale la vita delle persone del contesto sociale ed antropologico<br />
nel quale vivono, in modo che le persone sviluppino la loro singolarità<br />
e non il loro individualismo. Essi devono infatti sentirsi e rappresentare<br />
una sfaccettatura della loro epoca e della storia, non considerarsi<br />
ammassi di cellule prive di centro e senza comunicazione con<br />
l’esterno. L’individualismo estremo è l’ultimo lusso dei Paesi ricchi.<br />
Communitas: Non le pare vi sia una tendenza generale all’apatia e<br />
all’autismo sociale e il conflitto venga invece accettato solo quando assume<br />
tratti autodistruttivi e non trasformativi?<br />
Benasayag: Personalmente penso che ci sia una perdita di potenza<br />
a tutti i livelli. Questa diminuzione di potenza assume la forma di<br />
una perdita della dimensione del conflitto. Dobbiamo comprendere<br />
il conflitto non solo come lotta e violenza. La lotta è certamente una<br />
dimensione particolare del conflitto, non l’unica. Il problema, però,<br />
risiede nel fatto che la nostra società convoglia tutte le dimensioni<br />
del conflitto nella lotta. Può sembrare un paradosso, ma per diminuire<br />
la violenza in circolazione bisogna al contrario sviluppare la<br />
molteplicità dei conflitti, sottrarli a quell’unica dimensione.<br />
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