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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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ELOGIO DEL DONO, ELOGIO DEL CONFLITTO<br />

non è, quindi, solo un modo per aderire a una morale astratta di bontà<br />

e giustizia, ma una forma pratica per orientare le nostre scelte, per dirigerci<br />

verso una esistenza più giusta e felice, per impedire che all’altro<br />

si possa paradossalmente donare solo la morte, e non la vita.<br />

Communitas: Torniamo al nostro contesto di crisi profonda: non crede<br />

che l’individuo rischi l’autodistruzione e lo stordimento, mostrando la<br />

fine non solo dell’utopia comunitaria, ma anche della mitologia liberale<br />

fondata sul soggetto?<br />

Benasayag: La distruzione si trova al centro del meccanismo della<br />

crisi, è normale che tale funzione colonizzi gli individui. Sotto questo<br />

punto di vista i comportamenti che conducono allo sviluppo della<br />

violenza sono la manifestazione concreta della crisi. Ed è proprio per<br />

questo che bisogna avere una visione d’insieme che non separi in<br />

modo artificiale la vita delle persone del contesto sociale ed antropologico<br />

nel quale vivono, in modo che le persone sviluppino la loro singolarità<br />

e non il loro individualismo. Essi devono infatti sentirsi e rappresentare<br />

una sfaccettatura della loro epoca e della storia, non considerarsi<br />

ammassi di cellule prive di centro e senza comunicazione con<br />

l’esterno. L’individualismo estremo è l’ultimo lusso dei Paesi ricchi.<br />

Communitas: Non le pare vi sia una tendenza generale all’apatia e<br />

all’autismo sociale e il conflitto venga invece accettato solo quando assume<br />

tratti autodistruttivi e non trasformativi?<br />

Benasayag: Personalmente penso che ci sia una perdita di potenza<br />

a tutti i livelli. Questa diminuzione di potenza assume la forma di<br />

una perdita della dimensione del conflitto. Dobbiamo comprendere<br />

il conflitto non solo come lotta e violenza. La lotta è certamente una<br />

dimensione particolare del conflitto, non l’unica. Il problema, però,<br />

risiede nel fatto che la nostra società convoglia tutte le dimensioni<br />

del conflitto nella lotta. Può sembrare un paradosso, ma per diminuire<br />

la violenza in circolazione bisogna al contrario sviluppare la<br />

molteplicità dei conflitti, sottrarli a quell’unica dimensione.<br />

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