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LA CRISI DELLE<br />
SCIENZE SOCIALI<br />
Crisi delle scienze sociali? Crisi dell’antropologia? Non solo.<br />
È la crisi della storia, di quella storia che ha sempre messo<br />
l’Occidente al centro del mondo e ha sviluppato la sua retorica<br />
e i suoi discorsi: l’Occidente ha inventato la democrazia, l’Occidente<br />
ha inventato il progresso, l’Occidente ha inventato la libertà,<br />
e via discorrendo. Tutto ciò pare crollare miseramente,<br />
checché ne dicano certi ideologi, e bisogna ripartire da zero,<br />
imparando di nuovo a vivere e capire ciò che succede.<br />
dialogo Maurice Godelier<br />
antropologo<br />
La crisi è un passaggio obbligato, anche nell’antropologia. Se a<br />
partire dai primi anni 90, forse prendendo troppo alla lettera il<br />
titolo dato da Marshall Sahlins a un suo articolo – «Goodbye to<br />
Tristes Tropes», con chiaro riferimento a Lévi-Strauss1 – i catastrofisti<br />
non sono certo mancati, Maurice Godelier non ha esitato a rovesciare<br />
la prospettiva, invitando a considerare la “crisi” particolarmente<br />
declinata nell’ambito delle scienze sociali come un periodo di<br />
necessaria transizione. La crisi, osserva Godelier, è un fenomeno in<br />
qualche misura connaturato alle scienze sociali e l’ultima, che secondo<br />
alcuni avrebbe dovuto decretarne l’estinzione, appartiene a una<br />
fase oramai conclusa del loro sviluppo, una fase che ha però lasciato<br />
1 Marshall Sahlins, «Goodbye to Tristes Tropes. Ethnography in the Context of Modem<br />
World History», in Journal of Modern History, n. 65 (1993).<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 111