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MAURICE GODELIER<br />
Communitas: Per questo ha scelto di dedicare un “elogio” delle scienze<br />
sociali? Non erano morte, le scienze sociali?<br />
Godelier: Nel nostro mondo, qui e ora, l’antropologia e le scienze<br />
sociali sono più importanti che mai. Per comprendere il travaglio<br />
della scienze sociali e della stessa antropologia, bisogna partire proprio<br />
dalla situazione in cui ci troviamo, senza eluderla o enfatizzarla,<br />
ma considerando che tale situazione si pone e ci pone già fuori<br />
dalla crisi. A mio modo di vedere, la questione – non sempre sollevata<br />
a sproposito, beninteso – della “fine dell’antropologia”, appartiene<br />
anch’essa al passato, un passato che ha visto questa scienza svilupparsi<br />
seguendo un corso contraddittorio, mescolando nel suo movimento<br />
pratiche razionali e ideologia. Già agli albori, con Lewis<br />
Henry Morgan per esempio, l’antropologia si è trovata a lottare dentro<br />
di sé e contro di sé, vivendo le sue crisi, producendone di nuove e<br />
a volte inciampando, tutt’altro che nobilmente, nell’ambizione o<br />
nella pretesa di essere diventata una “scienza statica”. Cosa che, ça va<br />
sans dire, è una contraddizione in termini.<br />
Communitas: La crisi era dunque necessaria?<br />
Godelier: Forse non proprio necessaria, ma date certe premesse logicamente<br />
conseguente. Non parlerei, comunque, di crisi solo dell’antropologia.<br />
È la crisi della storia, di quella storia che ha sempre<br />
messo l’Occidente al centro del mondo e ha sviluppato la sua retorica<br />
e i suoi discorsi: l’Occidente ha inventato la democrazia,<br />
l’Occidente ha inventato il progresso, l’Occidente ha inventato la<br />
libertà, e via discorrendo. Queste sciocchezze sono crollate miseramente,<br />
checché ne dicano certi ideologi, e bisogna ripartire da zero,<br />
ricalibrando le dimensioni, il peso specifico, le distanze. Bisogna<br />
ripartire dalle strutture, osservando e studiando il mercato finanziario<br />
e gli scenari economici globali, nei quali siamo, volenti o nolenti,<br />
immersi e coinvolti. In questa terza fase, dopo la crisi del sistema<br />
coloniale e dopo il crollo del comunismo, abbiamo molti più strumenti<br />
a disposizione, pensiamo solo alle analisi sulla sessualità, agli<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 115