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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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MIGUEL BENASAYAF<br />

tiva. L’utilitarismo vorrebbe presentarsi come l’unica realtà possibile,<br />

cogliendo però una sola dimensione della vita. Per resistere a questa<br />

logica bisogna sviluppare e valorizzare altre dimensioni molteplici<br />

della vita sociale e personale. Soprattutto ora, in un momento di forte<br />

crisi, recuperando, ad esempio, la dimensione del dono e del gratuito.<br />

Il legame sociale è sempre stato fondato sulla logica del dono e del<br />

contro-dono, non solo su quella dell’utile. Quando lo studioso francese<br />

Marcel Mauss studiò questa logica, negli anni 20, mise in evidenza<br />

il complesso rapporto tra la libertà del donatore e l’obbligo morale del<br />

ricevente. La consegna del dono si svolgeva all’interno di un rito,<br />

Mauss studiò infatti il potlàc, ossia la cerimonia che fondava l’economia<br />

del dono in alcune tribù indiane del Nord America, ma presto<br />

comprese che la logica del dono era conservata anche nelle società più<br />

moderne, le sue tracce erano però nascoste a una “profondità antropologica”<br />

profonda. Anche oggi possiamo affermare che ogni società,<br />

non solo quelle arcaiche, mantiene come modalità di regolamento del<br />

legame sociale pratiche più o meno “sacrificali”: si dona, sacrificando<br />

parte delle proprie ricchezze, rinunciando a parte del proprio possesso,<br />

garantendo al sistema di non divorarsi da sé. Noi però, in quanto<br />

uomini della cosiddetta tarda modernità, siamo parte di una società<br />

che per la prima volta nella storia pretende di non essere in nulla e per<br />

nulla dedita al sacrificio, una società che si dichiara e si vuole integralmente<br />

razionalista. Ciò implica che il nostro mondo – ricco, edonista,<br />

occidentale – sia sempre più legato a un scambio “razionale”, avendo<br />

apparentemente espulso da sé la logica del dono. Il sistema del sacrificio,<br />

però, non può essere superato semplicemente ignorandolo, come<br />

pretendono i “nostri” economisti, per questa ragione il dono risiede<br />

ancora – rimosso e negato a parole – sotto forme e modalità sinistre,<br />

pericolose e perverse. Il nostro lavoro consiste nel portare in piena luce<br />

questo contenuto rifiutato, spiegando che la vita si muove su molteplici<br />

livelli di complessità che si allontanano dalla logica utilitaristica. Il<br />

pensiero della gratuità è certamente una porta, e non la minore, per<br />

accostarsi alla comprensione di questa complessità. Tornare al dono<br />

COMMUNITAS 55 - KRISIS • 151

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