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MARCO REVELLI<br />
e dunque a quella sua capacità di vincolare, di “legare” appunto, che può<br />
con grande facilità trasformarsi da azione che emancipa in fatto che<br />
incatena. Da gesto che toglie dalla solitudine ad atto che assoggetta e<br />
sottomette. Da funzione di solidarietà e di socialità a strumento di asservimento<br />
e servitù. Non per nulla Marcel Mauss fa precedere al suo celebre<br />
saggio alcune strofe di un antico poema dell’Edda scandinava, in cui<br />
è messa in rilievo la doppia natura del dono sincero e del dono mendace –<br />
della reciprocità amichevole e della reciprocità ostile. E d’altra parte è significativo<br />
che buona parte della trattazione sia occupata dalla descrizione<br />
del potlàc, la più ossimorica tra tutte le forme di dono («si fraternizza e<br />
tuttavia si resta estranei; si comunica e ci si contrappone…»). E insieme<br />
la meno “disinteressata”: nel potlàc, generosità e aggressività, liberalità e<br />
ostentazione di ricchezza e di potenza, convivialità e volontà di dominio,<br />
spinta fino alla distruzione suntuaria di cibi e beni preziosi in una<br />
gara per la supremazia personale e di clan e per l’umiliazione dell’altro,<br />
si intrecciano inestricabilmente, in un atto che contemporaneamente<br />
fonda la socialità e crea l’autorità. Che socializza gerarchizzando.<br />
Da allora, chiunque si sia occupato di Dono, è stato costretto a distinguere:<br />
tra dono altruista e dono egoista, dono volontario e dono obbligato,<br />
dono “nobile” e dono “comune”, dono “puro” e dono “interessato” o<br />
“calcolato”. Nella sostanza, tra un’idea di dono che deriva dal senechiano<br />
beneficium (il quale «manifesta effettivamente cura e disponibilità nei<br />
confronti dell’altro, ed è irriducibile ai rapporti di interesse economico e<br />
di potere«) ed una più comune, connessa al concetto di munus, che «nel<br />
dono esprime solo l’interesse presuntuoso del donatore: la sua splendida<br />
autosufficienza, quando va bene, la sfida della sua arroganza, alterigia<br />
e superbia, quando va male», come ci ricorda il filosofo Andrea<br />
Tagliacarne. Il quale non manca di sottolineare – citando Roberto<br />
Esposito – che è alla seconda accezione (al munus) che rinvia etimolo-<br />
12 Marcel Mauss, Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche, in<br />
Id.,Teoria generale della magia e altri saggi, Einaudi, Torino 1965, p. 158.<br />
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