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11a2013_communitas 5.. - CHERSI/libri

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’ALA AL-ASWANY<br />

sbagliato. Le notizie parlavano di un milione di manifestanti che<br />

protestavano, chiedendo a gran voce la fine del regime. A quel punto,<br />

mi sono vestito e sono sceso per strada e ci sono rimasto per 18 giorni.<br />

Rientravo in casa solo per dormire pochissime ore. La mia vita,<br />

in quei 18 giorni, è stata la strada. Una strada piena di egiziani che<br />

avevano in qualche modo lasciato alle spalle tutto ciò che il regime<br />

aveva fatto a loro e di loro. C’erano i giovani, certo. Ma non c’erano<br />

solo giovani. C’era tutto l’Egitto. Sostenere che sia stata una rivoluzione<br />

di giovani (sottinteso: di perditempo) o una rivoluzione via<br />

“twitter” è stato un abbaglio preso da molti mezzi di informazione<br />

evidentemente o poco o troppo ben informati. A piazza Tahrir c’era<br />

l’Egitto intero, con le sue mille facce: egiziani di tutte le età e di tutte<br />

le provenienze, copti e musulmani, giovani e anziani, donne con il<br />

velo e donne senza il velo, ricchi e poveri. Ma soprattutto, c’era un<br />

sentimento nuovo, una sorta di profonda cortesia mista a solidarietà.<br />

Come se questo vento improvviso avesse straordinariamente<br />

“curato” i difetti della gente. Di notte, migliaia di donne rimanevano<br />

per strada a dormire. Ebbene, non c’è stata una sola violenza sessuale,<br />

durante tutti quei giorni. Né un solo furto. Né ostilità tra cristiani<br />

copti e musulmani che, anzi, si sono sostenuti a vicenda nella preghiera.<br />

Migliaia di persone hanno ballato cantato, gridato all’unisono:<br />

«Mubarak te ne devi andare!». Ballavano anche gli integralisti<br />

con le loro barbe. Ballavano tutti.<br />

Communitas: Negli oramai famosi “diciotto giorni” di piazza Tahrir<br />

abbiamo dunque assistito a una thawra, una rivoluzione?<br />

Al-Aswany: La maggior parte delle rivoluzioni nella storia è cominciata<br />

con movimenti di protesta che non cercavano “la” rivoluzione,<br />

perché la rivoluzione non è uno slogan o un obiettivo prioritario,<br />

bensì una fase che una società attraversa in un momento dato, quando<br />

tutto è in predicato di esplodere. Da molti anni, l’Egitto si trovava<br />

in questa fase e, nonostante la propaganda del regime assecondata<br />

anche dai peggiori mezzi di comunicazione “occidentali”, gli egi-<br />

COMMUNITAS 55 - KRISIS • 87

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