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QUANDO IL PALAZZO<br />
CROLLA<br />
A Piazza Tahrir, il 25 gennaio, si è levato un grido contro la menzogna<br />
al potere. Un grido che ha unito, non diviso. E ha lanciato un nuovo<br />
segnale al mondo: «Attenzione, così non va. Così non possiamo continuare.<br />
Fermiamoci!» La lotta è tra due lati del mondo, quella che si è<br />
votata al disumano e quella che aspira all’umano. Il disumano ha il volto<br />
del fanatismo in tutte le sue declinazioni, religioso, finanziario,<br />
economico, ciò che aspira all’umano vuole una vitalità che non<br />
uccide ma che prorompe dal sociale. In Egitto come in Europa<br />
dialogo con ‘Ala al-Aswani<br />
medico-scrittore<br />
«S to terminando un nuovo romanzo iniziato nel 2008», ci assicura<br />
‘Ala Al-Aswany. O meglio, prosegue l’autore di Palazzo<br />
Yacoubian, tra i più noti e stimati intellettuali egiziani, «ho da poco<br />
ripreso a scriverlo, perché per alcuni mesi ho lasciato la mia stanza,<br />
a Il Cairo e sono sceso per strada dove ho, letteralmente, vissuto». La<br />
strada, la piazza, donne, uomini, corpi, emozioni: l’11 febbraio 2011,<br />
un venerdì, sono stati loro a costringere Hosni Mubarak a lasciare<br />
una presidenza che con arroganza e disprezzo “occupava” da circa un<br />
trentennio. A casa di un amico, ricorda Aswany, in un momento in<br />
cui le riforme fiscali stavano per colpire ancor più duramente i 40<br />
milioni di poveri che tutt’ora vivono in Egitto, «incontrai l’allora<br />
ministro delle Finanze a cui qualcuno pose una domanda: “Ma non<br />
ha paura che il popolo si ribelli?”. Il ministro si mise a ridere, e disse:<br />
“Non preoccupatevi. Siamo in Egitto, non in Gran Bretagna.<br />
Abbiamo insegnato agli egiziani ad accettare qualsiasi cosa”». Era<br />
COMMUNITAS 55 - KRISIS • 85