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Creaturine - Sardegna Cultura

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iunito ai piedi della sedia. Di tanto in tanto intingeva il<br />

rasoio nella scodella e, a quel lieve rompersi dell’acqua, la<br />

voce si muoveva: “così pure so di non essere stato giusto e<br />

di averti ferito infrangendo il patto che con infinita pazienza<br />

avevamo elaborato insieme. Speriamo che sia oggi,<br />

ricordi? Non ti sbagliavi, non ti sbagliavi amore quando<br />

versandomi l’acqua nel bicchiere credevi di leggere quel<br />

messaggio. Era così, aspettavo come te la morte di tua madre<br />

per riprendere la nostra vita normale, e non chiedevo<br />

tanto, poter esprimere felicità per la sorpresa d’una minestra<br />

sul fuoco, rincasare salutando ad alta voce o ringraziare<br />

il cielo d’aver messo al mondo i treni. Poter parlare a<br />

voce alta ecco tutto, dire buongiorno senza vergogna<br />

d’essere giudicato felice; ma poi è successo qualcosa,<br />

qualcosa è successo quando mi sono chinato per pettinarla…<br />

ed ora non so dirti quanto mi manca e mi devi…”<br />

Bianca aveva quasi terminato, andò all’acquaio e ne<br />

tornò con una tazza d’acqua pulita, vi immerse le dita e<br />

lavò il viso del cantoniere. La figlia lavava la fronte del padre,<br />

le sue palpebre, le sue labbra. L’uomo la lasciò fare.<br />

Le gocce gli rigavano il volto correndo verso gli angoli<br />

della bocca. Sentiva le ferite del vino cicatrizzarsi sotto<br />

l’azione delle dita e i sassetti di dolore disciogliersi come<br />

acqua passata. Demetrio Pes cominciò lentamente il suo<br />

viaggio di ritorno, cominciò a riconoscere gli odori della<br />

sua casa. Sua figlia taceva. Non l’aveva udita pronunciare<br />

una sola parola. Non un segno si erano scambiati. Ma attraverso<br />

quel bagno di mani sul suo volto, attraverso quello<br />

sciacquio nella tazza, ne era certo, lei gli parlava, lei lo<br />

chiamava, come un tempo, carissimo babbo. Demetrio<br />

non capì subito e non si scompose, e ascoltò la voce nuo-<br />

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va. Come un suono eternamente in arrivo ma sempre lontano,<br />

la voce della sua bambina era cambiata. Aveva perso<br />

i toni rettilinei e profumava di roccia viva sebbene fosse<br />

chiaro che era proprio la voce di sua figlia.<br />

Era la voce di sua figlia, era lei che gli parlava, mentre lo<br />

lavava, mentre lo aspergeva d’acqua di pozzo, mentre infinite<br />

volte gli passava e ripassava le mani sulle tempie e<br />

sul collo e intorno ai forellini della serpe, dove le dita indugiarono<br />

un poco, a rasentarne i margini, a cercare di sondarne<br />

le profondità. Demetrio Pes sollevò gli occhi verso<br />

quelli della giovane e si osservarono per la prima volta, la<br />

prima da quando egli era ritornato, si fissarono senza un<br />

cenno preciso di saluto o altro, si osservarono semplicemente<br />

per vedersi, per guardarsi, restarono a guardarsi,<br />

così, sereni e assenti mentre dall’acqua rimestata dal pettine<br />

risalivano le parole di Bianca. “Carissimo babbo, tutto<br />

quanto ho da dirti è che ti voglio bene e che spero con<br />

tutta me stessa che tu ritorni. Passo le mie giornate qui da<br />

sola lasciando tutto come tu l’hai lasciato, con le finestre<br />

oscurate, l’uscio socchiuso. Solo ho acceso qualche fuoco<br />

per farmi compagnia e per scacciare un po’ di paura. Ecco,<br />

è quanto basta. Quando ritornerai riapriremo tutto<br />

non è vero? non vedo l’ora di dare aria e luce dove adesso<br />

c’è solo la mia ombra e qualcos’altro che non so spiegarti.<br />

La solitudine non mi pesa. Solo ogni tanto penso alla vita<br />

di fuori. Che mese sarà? Verrai presto? Quando ti ho visto<br />

piangere sopra il corpo tiepido di Marta Giordano mi<br />

hai fatto pena e un po’ anche lei. Ma se ritornerai, se ci rivedremo,<br />

faremo in modo di curarci l’una con l’altro, in<br />

qualche modo faremo vedrai, io ti consegnerò tutto l’odio<br />

per lei e tu mi darai la tua debolezza e ognuno sarà il<br />

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