Creaturine - Sardegna Cultura
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Nicola attendeva con insolita inquietudine. Aveva fatto<br />
scuro da un bel pezzo ma della giovane neanche l’ombra<br />
ed oramai era notte. Dovevo aspettarmelo si disse. Probabilmente<br />
sua madre avrà scoperto tutto e le impedisce di<br />
uscire oppure è lei che si è stancata di servirmi e riverirmi<br />
o magari è spaventata e mi vuole denunciare. Di certo è<br />
così e arriveranno le guardie. La carrozza era immersa nel<br />
buio e lui poteva giusto cogliere un biancore minimo sulle<br />
sue mani. Quando si risolse ad andarsene, ad andarsene<br />
prima che fosse troppo tardi, udì i passi in avvicinamento.<br />
Il giovane scattò in piedi come una molla, se ne stupì ma<br />
non gli importava più un accidente, camminò a tentoni<br />
verso il centro del vagone, la ragazza fece altrettanto, col<br />
fagotto caldo in mano pronunciò il suo nome a bassa voce<br />
a passettini e con le braccia disposte in avanti incontro al<br />
suo sono qua, Bianca sono qua, sino a che le dita dell’una<br />
si scontrarono sul volto dell’altro e senza dirsi più nulla,<br />
senza una parola, senza un respiro di troppo, senza un<br />
preavviso si sfiorarono e si abbracciarono e si baciarono<br />
sugli occhi, sugli zigomi, sulla ferita del paternostro. Bianca<br />
lasciò andare di mano l’involto e gli portò le braccia al<br />
collo. A Nicola sembrava impossibile poter tenere quel<br />
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