Creaturine - Sardegna Cultura
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gente chiacchiera e si saluta e si scambia le cose. Ci sono<br />
posti dove si può decidere di ritrovarsi alla stessa ora e sono<br />
gli appuntamenti ed altri dove si va pure tutti alla stessa<br />
ora ma sono detti scuole o lavoro o banca o pranzo. E<br />
poi ci sono le cose, le cose che ti vengono date, e sono regali,<br />
e le cose che non trovi più e sono perse.<br />
Ascoltavano le bacche staccarsi e precipitare, i frutti lasciarsi<br />
andare, le frane, i crolli, i cedimenti. Ascoltavano<br />
l’anno camminare dentro il bosco, il tempo sfregare i fianchi<br />
sulle cortecce, ascoltavano la memoria bagnata friggere<br />
come filo elettrico, lanciare scintille, mordere l’aria e<br />
scoppiettare qua e là come in una giostrina da quattro soldi.<br />
Ascoltavano la lontananza battere il passo all’infinito<br />
nella fanghiglia, farsi bella di rami fradici e imparruccarsi<br />
di lumache e di letame e mandar baci e salutare.<br />
– Ci sono posti Donnola fatti apposta per mangiare e<br />
bere, dove la gente mangia e beve seduta ai tavoli. Posti di<br />
tutti e per tutti con bicchieri, piatti, tovaglie e bottiglie.<br />
Sai cosa sono le bottiglie?<br />
Ascoltavano gli alberi pregare, le radici conversare, il<br />
ponente arrampicarsi sulle nuvole.<br />
– Forse un giorno riuscirò a mostrartene una, ma a te<br />
che importa? Tu cerchi ben altro non è vero?<br />
Ascoltavano ogni voce del teatro invernale, il declino<br />
delle querce in disuso, le loro ultime parole, lo sprofondare<br />
nel fango dei relitti, piante enormi a forma di navi, di<br />
palazzi, di fabbriche scivolavano lente verso il basso.<br />
– E c’è dell’altro sai…<br />
Parlava Nicola, parlava all’aria e alla donnola, parlava<br />
con se stesso. Parlava lasciando che le palpebre della sua<br />
memoria si incendiassero, parlava guardando la foresta<br />
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cambiarsi d’abito senza pudore davanti a lui divenendo<br />
d’incanto estiva e dirompente, primaverile, autunnale e<br />
poi di nuovo inverno e inverno a riempirgli gli occhi di tavoli,<br />
di ponti, di treni, di negozi passati.<br />
Quando la pioggia smise tese la mano verso l’esterno e<br />
sorridendo disse alla bestiola: – Adesso facciamo colazione.<br />
– Attraversò un campo e raggiunse altro tempo: uno<br />
spiazzo in pieno maggio e trentacinque anni di età. Sedette<br />
e mangiò fiori sotto il sole. La donnola si addormentò<br />
sulle sue cosce. – Che fortuna Donnola, – le disse accarezzandola,<br />
– che fortuna averti trovata.<br />
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