Creaturine - Sardegna Cultura
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di un altro uomo nella stessa casa, un altro simile a lui e<br />
che come lui si sarebbe alzato e aperto il frigorifero<br />
avrebbe bevuto accanto a quella stessa finestra fissando<br />
un lampione o un bus posteggiato o l’insegna intermittente<br />
del bar all’angolo. Per un istante le due presenze si<br />
sovrapposero.<br />
Tornò di sopra e si rimise a letto. La donna lo abbracciò<br />
da dietro.<br />
– Ho proprio perso l’anello, – gli disse.<br />
– L’anello?<br />
– L’abbiamo cercato insieme ricordi? Ho guardato<br />
dappertutto.<br />
– Era qualcosa di particolare?<br />
– Ci tenevo. Mi ci ero affezionata.<br />
La sentì riaddormentarsi. Restò sveglio come sempre.<br />
Pensare di svegliarla e dirglielo, dirle ciò che non si può<br />
tenere dentro oltre, che non si può trattenere, l’inganno,<br />
il danno fatto, il tradimento, oppure attendere l’indomani<br />
per poter cogliere l’attimo giusto e rivelare ciò che ci<br />
toglie il sonno, che non si può più tacere, che non si sopporta<br />
più.<br />
Poi successe qualcosa. Nei giorni che seguirono qualcosa<br />
nella sua mente gli fece credere che l’incontro con Letizia<br />
Tedde altro non fosse che un atto dovuto del padreterno<br />
nei confronti di un trovatello. Il cielo aveva rifatti i suoi<br />
conti e da questi era risultato un credito che egli ancora<br />
vantava nei confronti della vita. Letizia faceva parte del risarcimento.<br />
Se lo ripeté sino a che se ne convinse e all’improvviso<br />
si sentì risollevato.<br />
Cominciò a frequentarla. Si rotolavano nel letto con<br />
una foga da principianti. Lui la baciava sugli occhi trucca-<br />
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ti, le scivolava dentro come un palombaro. La esplorava e<br />
la circumnavigava. Lei lo lasciava fare. Facevano l’amore<br />
mentre intorno a loro i tappeti s’arrotolavano da soli e i<br />
bicchieri giocavano a tintinnarsi nelle credenze. Infine si<br />
addormentavano nei corpi abbandonati come due elastici<br />
rotti mentre di fuori a volte l’alba, a volte il tramonto, a<br />
volte l’amore stesso colorava di similoro i tetti della città.<br />
Rosario la raggiungeva a qualsiasi ora del giorno e della<br />
notte inventando urgenze d’ogni tipo. Correva per nuotare<br />
nella carne accogliente di Letizia, per morderla, per sorseggiarla.<br />
Correva nella notte ondeggiando con la gamba<br />
ubriaca, il viso tirato, l’abito indossato a metà. Poi veniva<br />
fuori da un letto e si gettava nell’altro sporcando la bocca<br />
di Bianca con l’alito contaminato e rischiando persino di<br />
tradirsi, una volta, domandandole: – Ma chi sei? – Poco a<br />
poco però si sentì cambiato, più sicuro, fischiettava arie<br />
celebri, lui, taciturno e riservato com’era, o si radeva canticchiando<br />
simile ai tanti comuni uomini che lo fanno, e a<br />
letto inventava manovre strane che Bianca non riconobbe<br />
e che interruppe un giorno in cui lui andò a rimestare dove<br />
non era andato mai domandandogli: – Che fai?<br />
Cosa faceva? Se lo fosse domandato allora avrebbe forse<br />
potuto evitare lo sfascio. Si sarebbe scosso, riavuto, risvegliato.<br />
Invece non successe niente e ed egli continuò a<br />
scivolare incosciente verso il vuoto.<br />
Letizia Tedde era donna adatta e come per ogni donna<br />
adatta fare e disfare amori era il suo mestiere. Vi era in lei<br />
una naturale predisposizione a vestire la gente d’infelicità.<br />
Quando Rosario e Bianca Vaira le erano passati ac-<br />
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