Creaturine - Sardegna Cultura
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tato lo scompiglio temuto. Almeno in principio però Rosario<br />
aveva sperato non fosse così, che forse si sbagliava e<br />
che i due ragazzi questa volta l’avrebbero stupito per la<br />
loro compostezza. Invece erano quelli di un tempo. E<br />
non solo; aveva il sospetto che anche Bianca fosse coinvolta<br />
nella sarabanda perché a giorni gli si presentava con<br />
baffi di sugo, altri con barbe nere di fango, altri ancora<br />
con lividi o escoriazioni di poco conto ma comunque<br />
preoccupanti. Che facevano? Giocavano o che altro?<br />
– Una bella signora come lei dovrebbe prestare un po’<br />
più d’attenzione alla propria pelle, – la rimproverò un<br />
giorno incerottandole un polso.<br />
– Un gentiluomo mi avrebbe già baciata, – rispose lei<br />
blandendogli la guancia col dorso dell’altro.<br />
Non era un qualsiasi giorno dell’anno ma il terzo anniversario<br />
del loro matrimonio. Lui si era alzato per primo<br />
e aveva preparato la colazione. Lei ancora tiepida di sogni<br />
e di sonno gli si era seduta di fronte con gli occhi<br />
chiusi e i lunghi capelli sul viso, semiaddormentata e cerea,<br />
straordinariamente bella, ancor più bella agli occhi<br />
del marito se si pensa che in quel periodo di disordini,<br />
dentro il letto non succedeva nulla e a parte un’intrecciarsi<br />
di gambe per il freddo il resto era poca cosa. Il medico<br />
le aveva scoperto il viso: – Ti vanno i capelli nel latte<br />
amore.<br />
– Meglio, – gli aveva risposto la bella addormentata<br />
biascicando.<br />
Era un giorno speciale ma non solo per via dell’anniversario.<br />
I gemelli erano rimasti a letto e per la prima volta<br />
da settimane marito e moglie potevano ritrovarsi un<br />
po’ da soli.<br />
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– Esci? – gli domandò la donna girando inconsciamente<br />
il cucchiaino nella tazza.<br />
– Ho un appuntamento.<br />
– Gabriele Fois?<br />
– Vorrei invitarlo a pranzo, non ti dispiace?<br />
– Niente affatto; cosa preparo?<br />
– Fai tu, – disse Rosario mentre lei voltava il capo verso<br />
la finestra, – qualsiasi cosa andrà benissimo.<br />
– Come stai? – chiese Bianca Pes continuando a rimestare<br />
i vetri con lo sguardo.<br />
Come poteva stare? Aveva davanti a sé il più bel progetto<br />
del Creato, un essere eccellente che solo quel genio<br />
di Dio poteva aver ideato, più la luce del giorno saliva,<br />
più il suo profilo impigliato nel gioco di capelli veniva<br />
fuori per intagliarsi nel rosa dei muri di cucina.<br />
Come poteva stare? Non avrebbe potuto chiedere di<br />
meglio alla vita e, se c’era un istante nell’intero arco della<br />
sua esistenza che andava salvato, era questo starsene<br />
da soli.<br />
Questo parlare filtrato.<br />
Questi minuti da conservare come monetine rare.<br />
– Ho dormito malissimo, – le rispose passandosi una<br />
mano in faccia.<br />
– Ti ho sentito alzarti, – disse ancora lei, ancora guardando<br />
fuori.<br />
Ogni giorno si svegliava più incredulo d’averla vicino,<br />
incredulo che quel petto, quel pube e quelle cosce potessero<br />
palpitare per lui.<br />
Bianca portò un cucchiaino di latte alla bocca, poi rivolgendosi<br />
ancora alla finestra in tutta calma disse: – Guarda,<br />
c’è un topo.<br />
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