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Creaturine - Sardegna Cultura

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Rosario provò a dire non capisco e poi ancora non capisco<br />

ma il vecchio, il paziente, il capitano, insistette.<br />

Così Rosario sfilò i pantaloni e indossò la gonna come<br />

allora e come allora mosse i fianchi e cantò accompagnato<br />

dal vecchio che mormorava a labbra unite la melodia del<br />

giovinetto senza memoria di padre e di madre, senza fini<br />

né ambizioni, senza presente, senza condizione, senza affetti<br />

accanto. Lo fece per un senso del dovere. Da bravo<br />

medico. Per un povero vecchio morente. Lo fece per tre<br />

minuti, con la testa china e a gambe nude su cui andavano<br />

a posarsi accorrendo come mosche i fantasmi dell’infanzia.<br />

Lo fece chiudendo un occhio, come si dice, e perché<br />

tutto si può fare al riparo da sguardi indiscreti. Rosario<br />

cantava con un filo di voce e non ricordava più le parole<br />

ma cantava lo stesso mentre di fuori ricominciava a piovere,<br />

mentre la lancetta dell’orologio scandiva il suo terzo<br />

ed ultimo giro, mentre sulla specchiera apparivano Ademaro<br />

Grondona e Bianca Pes fermi al centro della via<br />

Asproni e lo guardavano come solo i ricordi sanno fare.<br />

– La porti con sé, – gli disse il capitano. – E grazie.<br />

Rosario ripiegò la gonna e la mise nella tasca del cappotto.<br />

Uscì dalla palazzina e s’incamminò lungo la sera. Si<br />

passò una mano in faccia ripercorrendo i lineamenti ereditati<br />

da sconosciuti. Si sentiva giù. Non deflorato dalla<br />

vergogna, non mortificato ma spento, scarico. Il suo cuore<br />

era un bicchiere vuoto. Camminò per un’ora. La pioggia<br />

era cessata. Quando raggiunse casa non entrò, decise<br />

di camminare ancora. Decise di raggiungere la spiaggia.<br />

224<br />

8<br />

Ademaro e Bianca si erano incontrati urtandosi alla<br />

svolta di un palazzo. Bianca aveva camminato a lungo, vestita<br />

d’acqua, con la veletta fradicia sul viso, e senza una<br />

scia. Ademaro Grondona era giunto in città quasi per caso,<br />

tradito dall’alluvione che aveva cancellato ogni cosa,<br />

tracciati, segnali, ponti, numeri. La casa sulla piazza era<br />

così come lui l’aveva lasciata. Spoglia e con le gabbie degli<br />

animali aperte. La sua casa sulla piazza era come allora e<br />

come allora egli aveva fumato un sigaro seduto sulla nuda<br />

terra della sua casa spoglia circondato di gabbie arrugginite.<br />

Fumava ancora lo stesso sigaro quando incontrò<br />

Bianca Pes alla cantonata, scontrandosi come fanno le<br />

persone agli angoli di tutti i continenti.<br />

Bianca era in viaggio da giorni, la sua schiena lavata dal<br />

diluvio non portava più alcun recapito. Un’attrice senza<br />

indirizzo procedeva per la sua strada non segnata. Ademaro<br />

Grondona la sostenne perché non cadesse.<br />

– Ti sei persa? – le disse fissandole i capelli incollati alle<br />

tempie.<br />

Bianca accennò un ringraziamento, la sua veletta si sollevò<br />

appena sospinta dal vento e sparse uno spruzzo di<br />

pioggia che si perse nella pioggia. Camminarono per ore<br />

vicini l’uno all’altra senza dirsi una parola. L’uomo sapeva<br />

225

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