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Creaturine - Sardegna Cultura

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guarsi al desiderio dei fratelli. La fiera di Santa Tecla…<br />

da ragazzo quasi si dissanguava per raggiungere quel paradiso<br />

di giarrettiere, ci sarebbe tornato, sì, così andava<br />

decidendo, ma non disse ancora niente, bisognava attendere<br />

che non venissero pronunciate frasi importanti, che<br />

si esaurissero gli interi arsenali prima di concedere ogni<br />

consenso, bisognava attendere per capire se l’istanza disattesa<br />

non fosse il pretesto per altri più torbidi accanimenti<br />

contro di lui e sincerarsi che quello e solo quel diniego<br />

fosse il motivo di tanto furore; bisognava saper<br />

aspettare pazientemente perché non venissero proferite<br />

frasi senza ritorno, quelle parole così gravi e definitive che<br />

l’intelligente contendente sa di non dover pronunziare<br />

mai se vuole conservare la speranza che tutto possa tornare<br />

come prima).<br />

La baldoria, la disputa, la festa si spense di lì a poco<br />

quando tutti si voltarono a guardare Tobia addormentatosi<br />

di schianto. Restarono a guardarlo non seppero neanche<br />

loro quanto. Senza un gemito di saluto il ragazzo si era<br />

accasciato sul terreno con le mutande alle ginocchia e una<br />

lacrima inesplosa sul mento. Sembrava morto di una morte<br />

tenera. A vederlo così, circondato di pulcini che gli razzolavano<br />

intorno, con le ciglia lunghe e l’addome camuffato<br />

nella terra, parve a tutti bellissimo. Una chioccia gli<br />

beccò il prepuzio forse scambiandolo per un vermetto.<br />

Restarono a guardarlo non seppero neanche loro quanto<br />

(un minuto? un secolo?) sotto i grappoli del pergolato che<br />

sfiorati dai primi raggi del sole s’erano accesi come lampadari<br />

illuminando d’incanto i resti della colazione.<br />

62<br />

9<br />

Quando al mattino la Guardia Cittadina venne al convento<br />

per prelevare Nicola, del ragazzo non vi era più<br />

traccia. Il giovane corse per giorni e giorni tra paesi e città<br />

alla ricerca di un rifugio sicuro ed ora giaceva spossato all’interno<br />

di un rudere di tufo. Era zoppo e scalzo, aveva<br />

escoriazioni in ogni parte del corpo, aveva freddo e fame.<br />

Mise la mano in tasca nella speranza di un pezzo di pane<br />

disperso ma non raccolse che acqua, acqua del cielo, quel<br />

cielo duro, incrostato di nuvole e risoluto nella sua volontà<br />

di annegarlo. Cielo orbo, svuotato dei miracoli, sereno<br />

e terso solo per re, zar e artisti cortigiani ma doloroso<br />

e devastante per buoi fuggiaschi. – Cielo, – disse tra sé e sé<br />

Nicola guardando verso l’alto della casa senza tetto e<br />

prendendosi in faccia la cacca degli uccelli e la piscia dei<br />

santi, – cielo… merda.<br />

Si rannicchiò più che poté sotto un alloro dove un giorno,<br />

molto oltre nel tempo, due innamorati avrebbero salutato<br />

la vita volando con la loro spider incontro al pino<br />

che sarebbe cresciuto di lì a poco nel punto esatto in cui<br />

lui adesso dormiva.<br />

Il ragazzo dormì cullato dall’acqua che gli invase il sonno<br />

di rigagnoli e cascatelle, dormì per tre ore tra il fogliame<br />

della pianta che gli avvolgeva il capo dell’ornamento<br />

63

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