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Creaturine - Sardegna Cultura

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sirene di vapori in alto mare. Fumò. Lasciandosi scivolare<br />

sull’ora che conduceva alla metà della notte fumò boccate<br />

di Egiziano e di pensiero che lo salutavano come figlie che<br />

non avrebbe mai più rivisto, spalle al malato, a due passi<br />

dal cerchio intorno al letto dove la malattia aveva liberato<br />

le sue tarantole fumò il suo da farsi alla finestra. Se il ragazzo<br />

migliora nel giro di una settimana o al più di due si<br />

può approfittare della diligenza del servizio Postale per<br />

riaggregarsi alla Spedizione. Ma il ragazzo non può farcela.<br />

Come nasconderselo? L’infezione stava lavorando da<br />

due giorni per svuotarlo ed egli stesso quando al mattino<br />

s’era avvicinato al capezzale per salutarlo aveva intravisto<br />

il teschietto fare capolino sotto la pellicolina del viso. –<br />

Porca puttana, – disse, lo pronunciò, si ritrovò a parlare<br />

con se stesso in quell’ora della vita in cui tutti navigavano<br />

da soli. Rosario emise un lamento flebilissimo, dolce come<br />

una miniserenata. Il maestro si voltò e lo vide oltre il<br />

sogno di tende in movimento, con le pezze sulla fronte e<br />

un occhio socchiuso e bianco. Avrebbe fatto meglio a lasciarlo<br />

lì dov’era il giorno in cui s’era risolto a strapparlo<br />

agli artigli del Capitano Rais. Avrebbe fatto meglio a non<br />

farsi intenerire troppo, perché ora la tenerezza e la sollecitudine<br />

di un tempo gli stavano presentando un conto salatissimo.<br />

Sua era la responsabilità, sua la proprietà di<br />

quel futuro morticino, pensò mentre lasciava trascorrere<br />

gli occhi sul volto abraso, sul petto, sulla gamba morta del<br />

dottor Rosario Vaira. Avrei fatto bene a lasciarti lì ragazzo,<br />

avrei fatto bene a lasciar perdere tutto ragazzo mio,<br />

disse, disse non pensò, mentre una turba di pagliaccetti<br />

stinti lo fissava dalla tappezzeria, i resti d’una zuppa d’acqua<br />

raffreddavano nella olla e il sego delle candele forma-<br />

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va cataclismi di lava che si rovesciava rovinosa oltre le<br />

sponde della bugia travolgendo ponti, villaggi, città. Ademaro<br />

Grondona col sigaro spento tra i denti. Così egli<br />

guardava quell’opera d’arte del caso, guardava dentro il<br />

quadro il cui artista s’era preso gioco del pianto di Maria<br />

concedendole un sonno prodigioso accanto al suo bimbo<br />

morente e dipingendo intorno a loro un’aura di benessere<br />

frutto di una fortunata coincidenza di blu. Ma come potevo,<br />

come potevo ragazzo lasciarti là, disse congiungendo<br />

le mani e scuotendo il capo e poi chinandolo e socchiudendo<br />

gli occhi. Come potevo, ripeté facendo dondolare<br />

tra le labbra il mozzicone, come potevo abbandonarti tra<br />

le mani di quello scarafaggio che si sbrodava a sentirti cinguettare,<br />

che ti umiliava, che ti faceva indossare la gonna<br />

davanti a tutti. I rintocchi segnarono le tre. Adelaide dormiva<br />

sulla sedia accanto al piccolo Adelaide dormiva (ma<br />

come potevo?) in quell’ora di passaggi in cui tutti se ne<br />

stavano avvitati su se stessi, in quell’ora sbriciolata dal coma<br />

presente nella stanza come una quarta persona, in<br />

quell’ora di coscienze amiche e complementari.<br />

Era una bellissima notte negativa quella per parlare di<br />

tutto e rivedere i perduti e gli assenti. Nuvole estive avevano<br />

sparso gocce di narcotico sui tetti lasciandolo solo a<br />

contemplarla. Era bastato così poco. Un trattino della sua<br />

coscienza si era slabbrato e la sua vita andava ora versandosi<br />

a litri per la stanza. Le quattro. L’uomo mise la mano<br />

in tasca e ne estrasse l’acciarino mentre Rosario combatteva<br />

la sua battaglia contro il cielo affrontando ed abbattendo<br />

a colpi di metallo tutti gli angeli che incontrava sul<br />

cammino. Alle quattro e trenta ritornò nei suoi pensieri<br />

Valentino Rais. Il volto del poliziotto arrivò scivolando,<br />

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