Creaturine - Sardegna Cultura
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libri d’avventura, le fiabe coi miracoli, – ora dormite, –<br />
per divertirsi un po’, per non annoiarsi, per non struggersi<br />
d’inedia ad ogni passaggio di nuvola, si divertiva a mescolare<br />
tutto così come lo ricordava, il po’ di tutto che era<br />
rimasto appiccicato alle barbe della sua memoria. – È tutto<br />
inventato, – rivelò loro un giorno mentre le conduceva<br />
al pascolo, – è tutto inventato.<br />
Erano sulla cima di un’altura e il giovane poteva dominare<br />
con un colpo d’occhio lo sterminato territorio della<br />
sua latitanza. Aveva i vestiti a brandelli, masticava licheni,<br />
teneva uno stecco tra le dita che portava alla bocca come<br />
una sigaretta, la sua bellezza di spine si sparse nel vento e<br />
gli alberi se ne accorsero (la sua bellezza per nessuna passante<br />
più, nessuna più a sussurrargli con uno sguardo cosa<br />
ne sarà di te e cosa ne sarà di me ora che ci siamo incontrati,<br />
ora che abbiamo incrociato per una volta le nostre<br />
vie giusto per sanguinare un po’, giusto per un addio, senza<br />
il coraggio né tu amore mio né io che mi allontano di<br />
dirci fermati). La sua bellezza lasciata sola, lontana dalle<br />
morbide e riconoscenti labbra dipinte, lontana dalla sponda<br />
umana in cui splendeva e sprecata nella solitudine.<br />
– Inventato. Ma non è un gran peccato. – Gli animali<br />
pascolavano in pace e non sollevavano il capo dal prato.<br />
Il loro pasto regolare stava in pochi mesi procurando una<br />
pelata da chierico alla testa del monte. Nei boschi sottostanti<br />
gli alberi gonfiavano il petto ad ogni incursione di<br />
maestrale, si sollevavano sulle punte e agitavano le braccia<br />
muovendo i passi di un ballo eseguito in segno di<br />
ospitalità.<br />
Nicola osservava la linea dell’orizzonte dove il bosco<br />
bagnava le mani nel cielo, i capelli gli colavano sulle spalle<br />
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come alghe, il vento gli portava fantasmi. – A Pietro che<br />
mente rinnegando Gesù non cresce il naso, – disse voltandosi<br />
e osservandole ad una ad una.<br />
– Guardami Eterna, – il vento portava fantasmi.<br />
– E non c’è nessun apostolo chiamato Venerdì.<br />
Nicola osservava l’orizzonte, parlava al vento e alle pecore,<br />
parlava con se stesso, – E comunque a questo punto…<br />
– A questo punto, ripeté altre tre volte inzuppando<br />
lo sguardo nel verde dove la pianta più alta lo salutava<br />
perdendo dalla mano le settemila foglie, – A questo punto,<br />
– ripeté ancora fissando la faccia intenerita del cielo<br />
che scambiandolo per un suo figlio lo fasciò di nuvole per<br />
l’inverno. – A questo punto che differenza fa… – bisbigliò<br />
infine mentre le stagioni gli scivolavano lungo la<br />
schiena e il viso gli si accendeva di un tramonto doloroso<br />
come i mesi che non sapeva più contare ma che intuiva nascosti<br />
tra le fronde dei cedri.<br />
Intuiva la primavera seduta fuori dal suo capanno con la<br />
treccia di ciliegie sulla spalla e la mano religiosa posata<br />
sulla gonna. Immaginava le saghe nei campi, le donne nei<br />
lavatoi in festa, le scolaresche pronte ad aprire le porte<br />
dell’estate per tuffarsi tra le onde ai primi caldi di stagione<br />
come aveva sempre fatto lui, come si fa, come sempre si<br />
farà anche quando lui non ci sarà più né qui né altrove o<br />
forse ci sarà ma sarà altro e qualcuno lo chiamerà Crudele<br />
trovandolo in un camposanto di campagna intento a brucare<br />
con tenacia l’erba dei sentieri.<br />
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