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Creaturine - Sardegna Cultura

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starsene fermo fermo a discorrere di vaccini senza sollevare<br />

lo sguardo per nessuna ragione o più semplicemente<br />

scambiarsi di posto con l’amico. Spalle alla porta avrebbe<br />

avuto pur sempre un gran paesaggio da contemplare. Le<br />

lanterne appese al muro avrebbero in quell’istante fatto<br />

traboccare la loro luce baciando di un dolce giallo arancio<br />

le guance di Iolanda Zara impegnata ai tavoli con un vassoietto<br />

a mezz’aria di amarene sotto spirito, su una ciocca<br />

pendente dei suoi capelli sarebbe rimasto impigliato un<br />

bouquet di biancospino sportosi dalla tappezzeria, la sua<br />

gonna avrebbe strusciato su una sedia e dal verde di quel<br />

tessuto lui sarebbe risalito su su lungo il filo del suo corpo<br />

sino a vederla come mai l’aveva veduta fino ad allora. Si<br />

sarebbe di certo alzato e con una scusa le avrebbe chiesto<br />

di mostrargli la camera che occupava un tempo alla locanda,<br />

l’avrebbe seguita e nell’averla davanti sulle scale dove<br />

lei gli faceva strada si sarebbe sentito mancare per il profumo<br />

dei suoi fianchi e avrebbe deciso di dichiararsi, di<br />

sposarla, di venerarla, di possederla in quel mattino stesso;<br />

ma al sedicesimo scalino lei si sarebbe voltata e gli<br />

avrebbe chiesto: “sta succedendo qualcosa?” Allora lui si<br />

sarebbe risvegliato. Dove aveva già sentito quella frase?<br />

Sconvolto avrebbe guardato di sotto poggiato alla balaustra<br />

come un pugile alle corde tentando affannosamente<br />

di districarsi tra i filacci dei destini e avrebbe visto il suo<br />

tavolino vuoto e accanto a quello i tre fratelli Uleri addormentati<br />

dal vino con le fronti colorate di sogni. Poi avrebbe<br />

guardato di fuori e visto Gabriele Fois conversare con<br />

Demetrio e Bianca Pes sotto la pensilina del Caffè attorniati<br />

da una piccola folla di passanti bloccati dalla grandine<br />

e oltre ancora avrebbe scorto al centro della via la figu-<br />

130<br />

ra torva di un giovane delinquente dal naso inverosimile<br />

disposto al tiro verso la donna, il sasso ricoperto di neve<br />

sarebbe partito come una fucilata proprio nell’istante in<br />

cui lei si abbassava per recuperare un anellino sfilatosi dal<br />

dito e avrebbe terminato la sua corsa sulla testa profumata<br />

di cosmetico di Ferdinando Sattabranca. Nonostante<br />

avesse affrettato il passo per riappropriarsi del suo destino<br />

l’uomo avrebbe visto un’altra volta infranto il suo sogno<br />

d’amore; la pietra gli avrebbe aperto uno squarcio<br />

sulla tempia dal quale si sarebbe riversato tutto il liquido<br />

della vita, un rivolo che scolorendosi di neve in neve sarebbe<br />

arrivato a scorrere oramai ridotto a un pastellino<br />

rosa tra le scarpe di Bianca, la quale non si sarebbe accorta<br />

di nulla e ritirandosi su avrebbe fatto solo in tempo a<br />

scorgere la coda di un funerale che svoltava nella luce calcinosa<br />

dell’inverno.<br />

– Allora… è successo qualcosa?<br />

– Sono solo stanco, – rispose Rosario passandosi una<br />

mano sulla faccia per lavarla dall’angoscia.<br />

– È solo questo? – domandò con calma la locandiera<br />

scoprendo dieci denti perfetti.<br />

Stavano all’uscita dell’archivolto, la biancheria stesa ai<br />

piani bassi sfiorava a entrambi i capelli.<br />

– Sì, è solo questo, – rispose lui tormentandosi orecchie<br />

e collo.<br />

– Suonate?<br />

– Ho curato il bambino dei Virdis, hanno insistito perché<br />

lo prendessi, lo appenderò al muro, – disse sollevando<br />

per il collo un mandolino.<br />

– Fate in modo che tutto passi presto, abbiamo voglia<br />

di rivedervi al Caffè.<br />

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