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Creaturine - Sardegna Cultura

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– Non faccia così la prego.<br />

– Lei sarebbe dunque l’altra? – disse facendo no col<br />

capo.<br />

– Senta piccola non faccia così, beva qualcosa, mi<br />

ascolti.<br />

– Lei non può offrirmi niente.<br />

– No? Si sbaglia eccome; vedrà che si sbaglia.<br />

– Deve essere impazzito per avermi fatto questo.<br />

– Non le sembro adeguata? – la voce di Letizia stava<br />

già mutando.<br />

– Mi domando cosa l’abbia spinto a tanto… a tanto…<br />

– A tanto cosa? Alla fin fine son tutti dei porci ecco tutto,<br />

– sibilò secca la donna adatta.<br />

– Non so perché l’abbia fatto, vedendola, – disse ancora<br />

Bianca che sembrava incredula.<br />

– Credi d’essere migliore? Perché te ne vai in giro col<br />

tuo sederino imbronciato tu credi d’essere migliore?<br />

– Non può parlarmi così.<br />

– Ci sono cose mia cara che è difficile accettare, ma vedi,<br />

è stato qui anche adesso, dunque tutte le sue rassicurazioni…<br />

le sue promesse… tieni, riportagli questo bottone,<br />

è suo.<br />

Stavano in piedi nel salotto, una di fronte all’altra, Letizia<br />

parlava muovendo le dita delle mani, parlava emettendo<br />

strani sbuffi leggeri, dei leggeri sibili che fecero<br />

aprire le gabbiette degli uccelli, che diedero vita a quelli<br />

finti cuciti sui cuscini. Uccelli dappertutto che circondarono<br />

presto Bianca Pes, uccelli d’ogni genere e colore, rosa,<br />

neri, azzurri, dai becchi verdi, dalle linee dorate, che si<br />

posavano sui mobili, sulle maniglie delle finestre, sui lumi,<br />

sulle braccia di Letizia Tedde. Attirati dal richiamo<br />

210<br />

della donna accorrevano a dozzine sbucando fuori da<br />

ogni anfratto. Letizia continuava a fissarla e a parlarle,<br />

tranquilla: – Cara, sei così giovane tu.<br />

Bianca indietreggiò. Letizia muoveva ritmicamente i<br />

polsi e gli uccelli aumentavano di numero.<br />

– Avrai tempo per riflettere, devi solo aver pazienza.<br />

Bianca continuò a indietreggiare.<br />

– Pazienza.<br />

Le bestie le volavano in faccia. Si coprì il volto con la<br />

borsetta e quando provò per un istante ancora a guardare,<br />

la donna si era trasformata in sua madre. Era Marta<br />

Giordano che le diceva prendine ancora un pezzo. Poi<br />

era Rosario che le sorrideva senza labbra, poi se stessa davanti<br />

a se stessa. Se stessa ricoperta di uccelli.<br />

Indietreggiò ancora ed era sul punto di scappar via<br />

quando udì una voce, una voce tenera che le ricordava un<br />

tempo sommerso, si voltò e vide Nicola. Dimentica di tutto,<br />

del luogo, del presente, Bianca s’avvicinò al ragazzo<br />

che appena riemerso dalle onde con un fagotto d’alghe tra<br />

le mani le diceva scoprilo grondando acqua di mare dai<br />

capelli e lei frugò tra quelle erbe e trovò l’anello come allora<br />

e come allora lo baciò, baciò quella bocca e quel corpo<br />

profumato di naufragio, lo strinse a sé, lo accarezzò sulle<br />

ciglia, sulle guance, sui capelli belli, gli sussurrò amore<br />

amore mio per sempre, poggiò le sue labbra sui suoi occhi,<br />

poggiò le sue labbra sulle sue labbra, dimentica di tutto,<br />

del luogo, del presente, gli cinse il collo, lo ricoprì di lacrime<br />

di pioggia e di gioia e restarono strette l’una all’altra<br />

così restarono strette le due donne, nella luce disperata<br />

del pomeriggio, a baciarsi, mentre gli uccelli zampettavano<br />

dappertutto sui loro corpi.<br />

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