Creaturine - Sardegna Cultura
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uio l’orfano Rosario. La stessa tenebra che fissava da<br />
bambino quando con gli occhi tersi di un tempo attendeva<br />
il sonno sulla chiatta circondata di fiamminghi. Quegli<br />
occhi in cui l’osservatore attento avrebbe visto i segni dei<br />
futuri accadimenti, in cui avrebbe visto rivelati i suoi<br />
mattini piovosi, le sue serate al caffè, le sue battaglie con<br />
la donna adatta, la bella sposa dal topolino in petto, le<br />
barche cariche di capre e di maiali risalenti le vie della<br />
città allagata. Non oltre si sarebbe spinto nel decifrare<br />
quegli spruzzi di vernice ma se l’avesse fatto avrebbe visto<br />
la figurina in lontananza dell’uomo che andava delineandosi<br />
tra le bave dell’alba.<br />
Rosario gli andò incontro.<br />
Nicola era fatto di spine e indossava un cappotto da soldato.<br />
Il suo torace nudo era ricoperto di ponti crollati, di<br />
relitti, di naufragi. La sua bellezza semidistrutta si versava<br />
sulla sabbia. Faceva giorno. Rosario aveva una gonna che<br />
gli sporgeva dalla tasca.<br />
Nicola sapeva di acquitrini, la bocca macchiata di verde,<br />
la fronte grondante memorie di notti stellate. Il suo<br />
viso si accese nell’ascoltare la risacca. La risacca trascinava<br />
sassi e arselle, la stessa onda che aveva battuta l’ala all’infinito<br />
infinite volte su quella stessa riva per celebrare<br />
la fine di un vecchio amore troppi anni fa. Nicola la riconobbe.<br />
I suoi capelli smossi dal grecale si riempirono di<br />
spore del passato. – Ma oramai… – disse guardando al<br />
largo i pescherecci con le lucine accese. – Oramai, – ripeté<br />
calmo. L’onda batteva l’ala sul bagnasciuga. Nicola<br />
vestiva un cappotto scucito tempestato di gioielli di fango.<br />
Il vento gli portò via dalla spalla terra e foglie che andarono<br />
a fermarsi sul viso dell’amico.<br />
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Rosario distinse l’odore di una foresta tanto simile alla<br />
foresta della sua anima (era il suo uomo albero, ogni volta<br />
ne riconosceva il fruscio delle frasche, uomo albero, dal<br />
tronco odoroso di funghi, dagli occhi lasciati tra i fiori abbandonati).<br />
Era un buon vento però, che non generava<br />
più fantasmi ma solo foglie sul viso.<br />
Nicola si voltò.<br />
Rosario aveva foglie su foglie sul viso e una bocca profumata<br />
di humus.<br />
L’amico sorrise.<br />
Stettero sereni davanti ai pescherecci, come fiori sfigurati<br />
dal maltempo.<br />
Nicola raccolse un sasso e lo gettò in acqua. Poi Rosario<br />
lo vide scomparire e riemergere, scomparire e riemergere<br />
più volte. Socchiuse gli occhi tra le foglie e disse, piano:<br />
– E se ti succede, se ti succede che non vieni più via?<br />
Nicola riporta stoviglie dal mare, ha un piatto in mano<br />
e una forchetta tra i capelli, ha un piatto in mano e nelle<br />
tasche i resti della cena.<br />
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