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Creaturine - Sardegna Cultura

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canto di ritorno dal cinematografo visibilmente innamorati,<br />

lei aveva mormorato: – Questo proprio non va bene.<br />

Da allora aveva lavorato perché il dottore giungesse a<br />

lei, creando pareti di profumo per la città, deviandone i<br />

sogni, lasciando che fosse lui a scoprirla, nel momento e<br />

nel luogo dovuto, dove egli giunse, come a un appuntamento,<br />

scostando la tenda alla finestra di casa Fois.<br />

Rosario sentiva che la sua esistenza imbarcava pericolosamente<br />

acqua ma non volle, o non poté, fare nulla per<br />

salvarla dal naufragio.<br />

Con l’arrivo della primavera gli incontri si fecero più<br />

frequenti. Lui la raggiungeva al termine del suo giro di visite.<br />

Puntuale. Ogni sera. Discorrevano amabilmente di<br />

tutto mentre la donna cuciva gli occhi alle bambole, spennellava<br />

di lutto le casette, colorava gli arti delle statuine<br />

col colore delle amputazioni, l’arancio.<br />

Di tanto in tanto sospendevano e facevano un po’ d’amore<br />

tra un tremolio di lampadari e un rumore di quadri<br />

finiti in terra e di passi sul tetto e di ombre sui davanzali. A<br />

Rosario piaceva quell’amore tra la magia, quel fragore di<br />

vetri infranti, quei sapori sconosciuti sulla pelle e lo stupore<br />

di cui era preda quando alla fine dell’opera nel riaccendere<br />

la lampada nella stanza trovava le lenzuola cosparse<br />

di ciliegie.<br />

Gli piaceva quel corpo a forma di pannocchia, le sopracciglia<br />

di crine, gli piaceva Letizia dal respiro blu e<br />

quella sensazione di tre in una che a volte egli avvertiva<br />

quando non contava più le braccia ma si sentiva sopraffatto<br />

da un unico alito caldo umido che gli faceva inclinare<br />

la testa sul guanciale per osservare di fuori il buio verniciato<br />

sul faccione del duomo addormentato, sulla ca-<br />

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pote delle nuovissime automobili ferme per strada, sul<br />

porticato del Pastificio Militare, sul Godimondo, sui piroscafi,<br />

sull’intera isola lacerata dalle gemme taglienti<br />

della primavera, l’isola delle pecore nei cimiteri, delle<br />

spedizioni geografiche, l’isola dei giocatori di dama, delle<br />

casestazione, degli acquaioli, dei ruderi, dei libri trovati.<br />

In tutto il tempo che trascorse con lei Rosario si sentì al<br />

posto giusto. Si sentiva appagato. Tanto da distendersi<br />

sul primo prato di trifoglio che incontrava lungo la strada<br />

e lasciare che le farfalle gli si posassero sulle rughe del viso,<br />

sulle labbra, sul naso spensierato. Era così strano.<br />

Donna dall’aspetto ordinario all’improvviso lei cambiava,<br />

forse ringiovaniva, diveniva rossa come l’autunno, o<br />

tenera e argentata sul finire dell’inverno, o col viso del<br />

giallo delle vespe nella stagione delle vespe e gli parlava e<br />

quando gli parlava egli si sentiva sollevato un centimetro<br />

da terra, disancorato e leggero, sentiva il suono delle sue<br />

acque interne pronunciare il tocco di una risacca lenta,<br />

immutata, gradevole, che non lo lasciava mai.<br />

Rosario stava dunque a godersi i privilegi di questo suo<br />

luogo perfetto. Ma il giusto tempo concessogli dalla storia<br />

stava ormai scadendo. Lui non se ne accorse subito; non<br />

immediatamente. Tutto cominciò il giorno in cui Bianca<br />

gli sentì addosso un odore che non era il suo. Poco prima<br />

aveva trovato una ciliegia nelle mutande del marito tra la<br />

roba da lavare.<br />

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