Creaturine - Sardegna Cultura
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Il giovane Vaira diventò il dottor Rosario Vaira nel<br />
volgere di un pugnetto d’anni, quelli necessari a dare alla<br />
sua vita la spintarella giusta per rimbalzare di liceo in<br />
liceo e infine all’università.<br />
Tornato alla città d’origine prese alloggio per i primi<br />
mesi presso la locanda di Iolanda Zara, una donna non<br />
più giovane ma tuttavia ancora discretamente attraente,<br />
dalla voce che seduceva nelle note alte dove grattava un<br />
po’, i capelli di vapore nero, lo sguardo saettante, i fianchi<br />
in equilibrio, i seni a coppa che certe volte al giovane<br />
pareva lei volesse mettergli in mano. Tenne quella stanza<br />
per quattro mesi, il tempo di ambientarsi e di calarsi a<br />
piccole dosi nella professione di medico.<br />
Le giornate di allora erano scandite dal lavoro e da interminabili<br />
pause di quiete che lui trascorreva tappato<br />
in camera a lustrare con meticolosa precisione le scarpe,<br />
spolverare l’abito con lo spolverino di piume di quaglia,<br />
tagliarsi le unghie dei piedi sprofondato nella tinozza<br />
d’acqua calda, rammendare e stirare. Non aveva altro.<br />
Fuori dal lavoro il tempo gli era ostile, un magnaccia<br />
che tagliuzzava la propria sottana lasciando che i giorni<br />
venissero giù come coriandoli e bagnandogli così la testa<br />
di quel diluvio di martedì e domeniche insignificanti.<br />
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