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Creaturine - Sardegna Cultura

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in quello stato quando gli venne da stropicciarsi un occhio.<br />

Rosario si stropicciò un occhio. Lo stesso occhio sul<br />

quale quand’era ragazzino era transitata la visione della<br />

sua bella sposa col topolino in petto, la notte in cui ben<br />

sveglio, disteso sopra i legni di un battello, guardava in<br />

direzione dello stagno la figura silenziosa e immota del<br />

maestro Ademaro Grondona rinchiuso nella sua bolla di<br />

trinciato.<br />

162<br />

12<br />

A mezzanotte Rosario facendo ritorno a casa si stupì di<br />

ritrovarla in ordine. Ripulita dalla follia e dal tanfo di<br />

guerra civile del mattino era tornata ad essere la sua bella<br />

casa. I gemelli riposavano come gemellini nella loro stanzetta<br />

e sua moglie pure era già a letto. Le si infilò accanto e<br />

restò sveglio a fissare i pensieri sul soffitto. Trascorse<br />

un’ora a ripassare emorroidi e parti nell’attesa che il sonno<br />

gli consumasse gli occhi. Un’ora ad osservare mobili e<br />

indumenti trasformati dalla penombra in serpenti, cammelli<br />

ed ippocampi.<br />

– E allora? – gli chiese sua moglie dalla notte.<br />

L’uomo le prese la mano e fu felice di ritrovarla liscia e<br />

morbida e senza traccia di pelo sorcino.<br />

– E allora? – disse Rosario Vaira mentre le mani del<br />

sonno lo raccoglievano in volo. – È successo qualcosa?<br />

– Se è successo qualcosa? – sorrise Bianca con una vocina<br />

da ninna nanna. Ma ciò che disse poi poterono ascoltarlo<br />

solo gli alberi. Rosario abbassò le palpebre e scivolò<br />

via. Di fuori novembre portava carte e foglie di passaggio.<br />

163

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