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Creaturine - Sardegna Cultura

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le. Sull’edificio più basso era poggiata una linguella di<br />

mare dentro il quale faceva il bagno la Vergine del Cielo.<br />

Insieme ad Ilva e Venezuela, Vergine del Cielo era il più<br />

bel piroscafo della flotta Italia. Bianca Pes si fermò al<br />

centro della via. Teneva le mani in tasca al suo cappotto<br />

nero. Il bavero stretto intorno al mento. Si allontanò i capelli<br />

dal viso per vedere meglio.<br />

– Dev’essere bello laggiù, – disse rivolgendosi al marito<br />

che camminava sfiorando col capo i mutandoni stesi<br />

ad asciugare.<br />

– Vuoi andarci? – le chiese il dottore guardandola negli<br />

occhi e sorridendo di lato. Anche lei lo guardò. Ogni volta<br />

che lo faceva, lui le scorgeva intorno l’oblò della “O” di<br />

Godimondo, ogni volta era uguale a quella prima volta<br />

quando la presenza di lei lo aveva costretto ad ingollarsi in<br />

un colpo solo l’intero contenuto del bicchiere e ad uscire<br />

in tutta fretta dal caffè per gettarsi nella bufera. Ma aveva<br />

fatto bene. Ciò che raccoglieva ora da tanto maltempo<br />

erano capelli d’aprile e di maggio, carezze di gennaio, unghie,<br />

baci, notti, chiacchiere e tenerezze fuori stagione.<br />

Aveva fatto bene perché ora era tempo di raccolto e se lei<br />

era cibo non voleva perderne nulla, se era pietra era di<br />

certo preziosa e cara agli dei, e se era vino… se lei era vino<br />

voleva sorbirlo senza sbornie, senza eccessi, sfiorarle la<br />

mano per strada, vino novello, baciarla in un angolo buio<br />

della bocca, rosso di montagna, osservarla mentre parla<br />

tra la gente, nasco dal sapore grosso di vite coltivata nella<br />

sabbia.<br />

– Da tanto non tocco il mare, – disse la donna voltandosi<br />

a guardare di nuovo lontano, – anni.<br />

Guardò tanto lontano che pensò a suo fratello e il viso le<br />

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si imbrattò di lutto per un istante prima che suo marito<br />

glielo ripulisse con un dito.<br />

Arrivarono al mare intorno a mezzogiorno. Il porto era<br />

semideserto. Resti di sardine luccicavano nell’aria festiva.<br />

Stretta in un paesaggio di barche storpie l’isola emanava il<br />

suo respiro invernale. Trascorsero il pomeriggio camminando<br />

in su e in giù tra le banchine e la spiaggia. Bianca<br />

leggeva ad alta voce i nomi delle imbarcazioni e rideva.<br />

– Questo è proprio buffo, Mafalda… – gridava all’uomo<br />

distante, – e senti quest’altro: Credevopeggio. Ma…<br />

Rosario… l’hai letto? Credevopeggio. E guarda com’è<br />

scritto!<br />

Le barche in secca la fissavano mute sulle loro stampelle,<br />

barche tristi e dalle prue imbavagliate mostravano le<br />

loro gengive scoperte, le barbe sul costato, gli occhi languidi<br />

che osservavano il mondo da dietro le vetrate di un<br />

ospizio. Bianca era allegra, viva, incontenibile, Rosario non<br />

l’aveva mai vista tanto solare. Correva di qua e di là chinandosi<br />

per meglio leggere le scritte incise nel legno.<br />

– Ah questa poi! Dottore vieni a vedere. Non ti sembra<br />

che si esageri? Leggi, leggi, leggi qua: La cosa di Luisa,<br />

brutto villano mascalzone, ehi mascalzone vieni un po’<br />

fuori! – urlò a squarciagola verso il piazzale deserto. E poi<br />

rise, rise tanto che dovette stringersi contro il petto di Rosario.<br />

Sulla spiaggia accanto le tartane dalle vele flaccide si abbandonavano<br />

su un fianco una sull’altra come cetacei<br />

morti spinti sulla battigia dalla risacca. Bianca continuava<br />

a ridere e a spostarsi di barca in barca, correva, tornava sui<br />

suoi passi, cantava. Prese tra le mani il viso del suo amore<br />

e gli morse un labbro. Aveva ventinove anni nella giornata<br />

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