Creaturine - Sardegna Cultura
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azzurra. Lui si aspettava che lei gli sussurrasse: “ci lasciamo?”<br />
Invece gli disse: – Sono felice.<br />
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– Ti chiamerò “I pianeti” perché in una notte come<br />
questa sei venuta alla mia porta a chiedere ricovero, perché<br />
Giove e Saturno erano in congiunzione quando hai<br />
posato la lana del tuo mento sul palmo della mia mano ti<br />
chiamerò I pianeti.<br />
La famiglia di Nicola aveva fatto posto a una nuova pecora,<br />
una viandante giunta nel pieno della notte. Una di<br />
quelle notti nelle quali egli sedeva fuori della baracca ad<br />
osservare il piano inclinato della sua solitudine. Quanta<br />
era? Doveva essere davvero tanta se neppure quell’esercito<br />
di tassi, lecci e roverelle riusciva ad arginarla, tanta<br />
se persino giungeva a quella lontanissima altura là in fondo<br />
al mondo su cui era poggiata una lucina, forse un fuoco,<br />
o una stella.<br />
Nicola fece entrare la bestia e la presentò alle altre: –<br />
La chiamerò I pianeti. – Poi si dipinse il corpo. Come<br />
ogni sera si dipingeva il corpo davanti al fuoco, aveva le<br />
cosce ricoperte di paesaggi, il sistema solare su un piede,<br />
delle tigri sul pube. Aveva le mani piene di felci, le braccia<br />
azzurre di borragine. Intingeva il bastoncino nella<br />
ciotola dell’olio e nel sugo delle more, si aspergeva il corpo<br />
di colore e canterellava o raccontava alle bestie le sue<br />
solite storie inventate e quando taceva, nel silenzio che<br />
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