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Creaturine - Sardegna Cultura

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azzurra. Lui si aspettava che lei gli sussurrasse: “ci lasciamo?”<br />

Invece gli disse: – Sono felice.<br />

172<br />

14<br />

– Ti chiamerò “I pianeti” perché in una notte come<br />

questa sei venuta alla mia porta a chiedere ricovero, perché<br />

Giove e Saturno erano in congiunzione quando hai<br />

posato la lana del tuo mento sul palmo della mia mano ti<br />

chiamerò I pianeti.<br />

La famiglia di Nicola aveva fatto posto a una nuova pecora,<br />

una viandante giunta nel pieno della notte. Una di<br />

quelle notti nelle quali egli sedeva fuori della baracca ad<br />

osservare il piano inclinato della sua solitudine. Quanta<br />

era? Doveva essere davvero tanta se neppure quell’esercito<br />

di tassi, lecci e roverelle riusciva ad arginarla, tanta<br />

se persino giungeva a quella lontanissima altura là in fondo<br />

al mondo su cui era poggiata una lucina, forse un fuoco,<br />

o una stella.<br />

Nicola fece entrare la bestia e la presentò alle altre: –<br />

La chiamerò I pianeti. – Poi si dipinse il corpo. Come<br />

ogni sera si dipingeva il corpo davanti al fuoco, aveva le<br />

cosce ricoperte di paesaggi, il sistema solare su un piede,<br />

delle tigri sul pube. Aveva le mani piene di felci, le braccia<br />

azzurre di borragine. Intingeva il bastoncino nella<br />

ciotola dell’olio e nel sugo delle more, si aspergeva il corpo<br />

di colore e canterellava o raccontava alle bestie le sue<br />

solite storie inventate e quando taceva, nel silenzio che<br />

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