05.06.2013 Views

Creaturine - Sardegna Cultura

Creaturine - Sardegna Cultura

Creaturine - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

dei gloriosi, dormì senza curarsi più di niente abbandonato<br />

all’elemento che andava trasformando il suo ricovero<br />

in un acquario e lui in un pesce dalle branchiette deboli.<br />

Acqua zenitale, dolciastra e rosata del suo sangue, che<br />

lavava le ferite e scioglieva le croste di fango che gli sigillavano<br />

gli occhi. Acqua diagonale che avvertiva gli alleati<br />

celesti della presenza nel casolare di un giovane dio morente.<br />

Acqua che gli scoperchiava il cranio riempiendolo<br />

come una tazza dentro la quale annaspava il suo cervello<br />

e lembi di cartilagine galleggiavano come bucce alla deriva.<br />

Acqua che non dissetava più, che calava sui tufi con la<br />

promessa di una lenta distruzione, che sgravava i cieli dei<br />

suoi cuccioli più torbidi gettandoli sulla terra come avanzi<br />

di mattatoio. Acqua madre del nubifragio e della malattia<br />

polmonare, compagna dei relitti in alto mare, amica<br />

dei dementi.<br />

Le gocce si conficcavano sul terreno col tonfo secco della<br />

lancia, le loro scie ferrose disegnavano nell’aria lo spettro<br />

di una galera; il ragazzo si mosse scuotendo inavvertitamente<br />

il fusto della pianta e provocando una cateratta<br />

ancora più intensa e fitta dalle foglie sulla cui superficie di<br />

un verde cupo da tenebra apparvero dipinti, l’uno accanto<br />

all’altro, i volti dei due giovani promessi morti. Nicola<br />

scollò le ciglia e si riprecipitò nella veglia. Passò una mano<br />

sul viso, le sue dita slittarono sulle forme liquide del naso<br />

e del labbro, i capelli incollati sulla fronte gli regalarono<br />

una frangia da martire pronto all’esecuzione. La pioggia<br />

continuava implacabile, incessante, fitta, intera ed era tale<br />

l’accanimento dell’acqua sul suo corpo che la sua figura<br />

andava lentamente rarefacendosi assumendo un riverbero<br />

azzurrognolo; il suo braccio, le sue mani, avevano la<br />

64<br />

trasparenza del feto. Ora si levò in piedi, Nicola il ladro,<br />

l’assassino, il fuggiasco al quale era giusto e normale attribuire<br />

la paternità dei più ripugnanti crimini, l’orfano indomato<br />

che con la fuga aveva ammesso la sua colpa richiamando<br />

sulle sue tracce la Guardia Cittadina del capitano<br />

Rais. Nicola fatto della pasta delle leggende che accompagnano<br />

i latitanti e i solitari per consolare quelli che<br />

della vita non hanno saputo far altro che un giardinetto di<br />

buone abitudini. Si levò in piedi. Girò su se stesso a trecentosessanta<br />

gradi divorato dai piovaschi che sbarcavano<br />

a mandrie dal Tirreno, dall’Atlantico, dal Mediterraneo.<br />

Sentì male ai piedi, chinò lo sguardo e s’accorse d’averli<br />

ricoperti di tumefazioni, gonfi, larghi come chiatte,<br />

dalla pianta esagerata per reggere un rametto come lui.<br />

Non resse al dolore e s’inginocchiò affondando l’osso nella<br />

melma di quel rudere posto al centro di un altopiano<br />

spoglio e privo di orizzonte. Sedette e li massaggiò immergendo<br />

il culo dentro l’acqua come fosse l’atto più naturale<br />

di questo mondo. Poi si tirò su, riuscì a riaversi e a<br />

ritirarsi su e a fare due passi verso la finestra, verso il fantasma<br />

d’una finestra. Finse di guardare fuori. Lo squarcio<br />

alla parete era privo del lato superiore, dai suoi interstizi<br />

venivano fuori stecchi di fico e cespi di pervinca. Finse di<br />

osservare il diluvio che devastava i campi, di credere a un<br />

vetro rigato di gocce, come se sotto i suoi piedi non ci fossero<br />

le spine che fanno sanguinare le unghie ma un tappeto<br />

dal filo morbido come la mano che l’aveva tessuto.<br />

Nicola finse di credere a quel vetro, finse di guardare ai<br />

suoi anni imberbi, ai mutamenti, come se davvero egli in<br />

quel momento abitasse un dentro da cui contemplare un<br />

fuori e non sapesse fin troppo bene che quell’acqua gli ca-<br />

65

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!