Creaturine - Sardegna Cultura
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– Mi capisci? – domandava all’uomo che lo guardava tacendo<br />
dal fondo della tavola.<br />
Forse perché aveva bevuto in abbondanza o forse perché<br />
stregato dalle ghirlande, dall’allegria, dalle follie dell’acqua<br />
di Vichy il gemello per due volte non rispose ed alla<br />
terza disse pronunciando piano piano: – Erano cardellini…<br />
Bianca sentì un brivido osceno che le fece rizzare tutti i<br />
peli del corpo, ma passò oltre. Un po’ ubriaca se ne stava lì<br />
ad ascoltare le chiacchiere di suo marito che seguitava a<br />
comporre il corpo umano sulla tovaglia. Era il suo uomo<br />
albero. Ogni volta ne riconosceva il fruscio delle frasche.<br />
Uomo albero, dal tronco odoroso di funghi, dalle braccia<br />
tempestate di noci, dagli occhi lasciati tra i fiori abbandonati.<br />
E forse perché ubriaca lo vide, o credette di vederlo,<br />
piangere mentre parlava e le lacrime finire nella cioccolata.<br />
E pensò che cosa straordinaria era vedere il pianto segreto<br />
degli uomini, che cosa straordinaria era quella visione<br />
concessa solo agli ubriachi. Lo vide scherzare con Tobia,<br />
abbracciarlo affettuosamente, riprendere il discorso<br />
spostando le briciole col coltello e contemporaneamente<br />
piangere dentro la tazza mentre il suo fogliame sparso per<br />
la tavola si distendeva per ogni lato inzuppando persino il<br />
pane e riempiendo i cucchiai di quella piccola acqua che<br />
correva in rivoli argentati ovunque trovasse pendenze favorevoli.<br />
Uomo albero dagli abiti ricchi di humus. Bianca<br />
abbassava le palpebre e le ritirava su e intanto vedeva di<br />
tutto e di tutto ascoltava fingendosi perfettamente sobria.<br />
Ascoltava e se poteva annuiva se l’alcool glielo permetteva,<br />
sinché ce la faceva, sinché più distintamente delle altre<br />
non udì la voce di sua madre che le ordinava adesso alzati.<br />
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Non avrebbe mai dato retta alla voce di sua madre se non<br />
fosse stata così ubriaca. Bianca si alzò (Bianca vestita di<br />
rosso, dalle labbra verniciate d’anice, dalle tortorelle in<br />
corpo), Bianca aveva gonna e corpetto corallo, sulle sue<br />
labbra luccicava ancora un bicchierino d’anice, fece il giro<br />
della tavola e poggiando un indice sulla tazza della cioccolata<br />
chiese a Rosario Vaira: – Hai finito? – e senza neppure<br />
attendere risposta la prese ancora colma e si diresse<br />
verso la cucina; nell’imboccare la porta si fermò e si voltò,<br />
giusto in tempo per scorgere suo marito che la scrutava da<br />
un buchino del matrimonio. Giunta all’acquaio barcollò<br />
ma si tenne forte e riuscì a salvare la tazza. Rise da sola con<br />
la mano alla bocca. Per un solo bicchierino guarda come<br />
mi sono ridotta si disse ricomponendosi. Avrebbe dovuto<br />
stare più attenta pensò mandando giù la cioccolata con lacrime<br />
e tutto, avrebbe dovuto stare più attenta la prossima<br />
volta.<br />
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