05.06.2013 Views

Creaturine - Sardegna Cultura

Creaturine - Sardegna Cultura

Creaturine - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

della sua fanciullezza, dei suoi anni migliori, del treno nella<br />

sua vita e in quella del marito così burbero all’aspetto<br />

ma così dolce e tenero a volte da sorprenderti, di come si<br />

era arrivati là e del pomeriggio in cui il suo sposo l’aveva<br />

dichiarata indispensabile, quel pomeriggio così fortunato<br />

in cui ogni cosa era finita come d’incanto al posto giusto e<br />

il cielo si era colorato di perfezione e poi ancora della perdita<br />

e della stanza nella quale s’era rinchiusa originando il<br />

grosso insetto agile e aggressivo padrone dei suoi pensieri<br />

che le teneva compagnia dentro il letto. Parlava accarezzando<br />

l’arma e con gli occhi bassi e i piedi nudi in movimento<br />

a spostare di qua e di là filini di fieno e cartacce sino<br />

a crearsi uno spazio vuoto e più ordinato. Parlò delle<br />

fioriture di violaciocca di cui a volte e con sorpresa al risveglio<br />

trovava ricoperto il letto e il pavimento - fiori<br />

ovunque, dentro le scarpe, dentro le tazze e lungo l’orlo<br />

dei bracieri - dei temporali che le invadevano la stanza crivellandole<br />

il corpo di lampi e sbattendola come una foglia<br />

dentro l’armadio allagato da cui lei riusciva vestita degli<br />

abiti dismessi e fradici di quando era ragazza dentro i quali<br />

muoveva i passi di una danza così triste da far torcere le<br />

sedie. Disse della finestra infine, la finestra da cui il suo<br />

bambino bello come un angelo appariva a sera quando<br />

più urgente si faceva in lui il bisogno di coccole per cantarle<br />

la canzone dell’incidente, guarda mammina cosa ha<br />

fatto quel trenino al tuo bambino. Parlò senza più muovere<br />

un nervo, senza più accarezzare, più niente. Per un’ora<br />

parlò, poi furono due e poi ancora oltre, disse di bucati<br />

stesi al sole e di stoviglie da risciacquare e di quanto può<br />

essere bello, sarebbe bello tornare a quel semplice mondo<br />

del fare, ma così non è, non può più essere, e allora cantò,<br />

86<br />

prese a cantare quel motivo del trenino e del bambino e<br />

allora risollevò lo sguardo, cantando, lieve, e i suoi occhi<br />

incrociarono quelli di Nicola, cantava senza piangere perché<br />

le lacrime sono di chi ha condutture per portarsele<br />

via, di chi piangendo prepara il terreno alla stagione nuova.<br />

Poi cantò, lieve, e i suoi occhi incrociarono quelli di<br />

Nicola ed il ragazzo la osservava e la ascoltava mentre il<br />

suo tempo scadeva e il suo culo si rinfrescava, il fucile riposava<br />

e la donna cantava. A Nicola ricordò i tempi belli<br />

dell’orfanotrofio quando il cantare nelle cucine invitava<br />

al pranzo e i ragazzi si ammassavano nel refettorio, ricordò<br />

le giornate all’aperto piene di innocenti follie e nel<br />

ricordare e nell’ascoltare più profondamente gli parve di<br />

riconoscere qualcosa di familiare in quel motivo, gli sembrò<br />

di riconoscere in quel motivo lo stesso che cantavano<br />

gli orfanelli nel loro funesto marciare, forse era questa la<br />

melodia di Angelica che tanto lo svenava di languore appoggiato<br />

alla fontanella, era questa, era la storia del bambino<br />

fatto esplodere dal treno, la storia del bambino e del<br />

suo piedino, di quel piedino raccolto come un prataiolo e<br />

custodito con la devozione e i riguardi che solo ai corpi interi<br />

sono riservati. Ecco cos’era quel motivo così triste eppure<br />

tanto dolce e suadente, lo stesso che i pescatori maturati<br />

al sole cantano al pesce preso all’amo che lascia la<br />

famiglia, forse lo stesso che gli canta sua madre sott’acqua<br />

per addormentarlo nelle notti in cui egli sente così tersa e<br />

regolare la risacca delle onde sul guanciale.<br />

La donna cantava ora così piano che egli dovette piegarsi<br />

in avanti per poterla ascoltare perché più non udiva che<br />

un filino di voce e fu quel naturale movimento, quell’assurdo<br />

gesto che lo risvegliò. Guardò di fuori verso le colli-<br />

87

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!