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Creaturine - Sardegna Cultura

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viso tra le mani, baciarlo sulle palpebre, sul naso infreddolito,<br />

asciugarlo dalle lacrime che lei versava singhiozzando<br />

ho fatto tardi, mi dispiace amore mio ho fatto tardi<br />

diceva tra i singhiozzi la ragazza diceva amore mentre Nicola<br />

precipitava nella voragine dei suoi odori col cuore sul<br />

punto di aprire lo sportello del petto e rotolare via.<br />

La carrozza divenne all’improvviso nuova, visitata da<br />

un’atmosfera non terrestre per quell’amore di trentasette<br />

giorni che Nicola avrebbe ricordato, tanto più tardi, il<br />

giorno in cui avrebbe deciso di suicidarsi. Ma sinché durò,<br />

sinché gli fu permesso di durare cambiò come d’incanto<br />

le giornate dei due ragazzi. Il mattino successivo, quando<br />

la prima luce la destò dal sonno, Bianca se ne sentì travolta<br />

e non poteva sopportare di doversene stare lì e fare finta<br />

di niente mentre di fuori a cento passi da lei respirava<br />

l’unica ragione della sua vita. Restò un quarto d’ora distesa<br />

ferma ferma a fissare il soffitto, a lisciarsi i polsi, a contarsi<br />

le costole, ad osservare il mondo incredulo oltre le<br />

tende. Scalciò con foga le coperte e venne fuori dal letto<br />

tuffandosi a piedi nudi nel giorno, poi andò verso la porta<br />

della camera e l’aprì e così facendo capì che anche l’aria<br />

del corridoio, le stoviglie, gli infissi, i mobili, i tappeti, i cagnolini<br />

di maiolica, le pietre e le nuvole erano partecipi di<br />

quel miracolo. L’amore si muoveva per la casa presente<br />

come una divinità. In una notte aveva cambiato tutto e<br />

niente più appariva uguale a prima, diversa era la macchia<br />

d’umidità alla parete, diversa la polvere che rovinava al<br />

suolo, diversa persino la porta della stanza di sua madre<br />

che si apriva sempre più di rado ma che ora accettava, anche<br />

quella, come cosa buona.<br />

Poi arrivava la sera e i due giovani si rincontravano e nel<br />

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rivedersi e nel riodorarsi erano dominati da un senso di<br />

straniamento, consci di attraversare l’irreale, perché se è<br />

vero che l’uomo e la donna sono nati per incontrarsi è pure<br />

vero che quanto avveniva sembrava a entrambi impossibile.<br />

Bianca e Nicola si incontrarono per tutto quel tempo<br />

ogni giorno sul finire del giorno, anche quando il treno<br />

partì e Demetrio Pes tornò e bussando alla porta della<br />

stanza di sua figlia la colse cosparsa di stelle nei capelli.<br />

Il ragazzo si sistemò nella legnaia protetto da cataste di<br />

ceppi e da una parete invalicabile di masserizie. Bianca lo<br />

raggiungeva poco dopo il tramonto. Si fecero coraggio e<br />

si allontanarono nella campagna sempre più spesso, sempre<br />

più distante portavano la voce del loro progetto notturno.<br />

Animali notturni essi erano amici dell’ombra, evitavano<br />

l’ostacolo più perfido, guadavano corsi di fango,<br />

aggiravano lastre d’erba ghiacciata, camminavano lungo<br />

le linee dei tratturi di cui Nicola sapeva riconoscere la scia<br />

propizia.<br />

Attirati da un profumo di spiaggia e d’erbe salate una<br />

notte arrivarono al mare. Bianca vedeva Nicola scomparire<br />

e riemergere, scomparire e riemergere più volte, tornare<br />

con le mani cariche di tesori sottomarini e le forchette<br />

nei capelli. Allo scadere del loro tempo, nella sera del<br />

trentaseiesimo giorno Nicola riemerse dalle onde con un<br />

fagotto d’alghe tra le mani: – Scoprilo, – disse grondante<br />

acqua di corallo. Bianca cominciò a rovistare nel mucchietto<br />

sotto la pioggia salata dei suoi capelli sino a che<br />

scoprì l’anello che brillò alla luce della fine del loro amore<br />

e dell’oscurità e del vento che all’infinito infinite volte<br />

sibilava la canzone dell’addio. Bianca prese l’anello e lo<br />

nascose nella gonna ed il suo viso apparve sotto la mano<br />

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