Creaturine - Sardegna Cultura
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odiamo per l’ora tarda di un fratello, di una figlia, di un<br />
marito che non ritorna e superata la soglia massima di<br />
ogni ragionevole tolleranza cominciamo a canterellarci la<br />
canzone delle disgrazie, la canzone di un bambino divorato<br />
da un trenino.<br />
Poi si alzò e si rivestì ma non con l’entusiasmo che aveva<br />
previsto, si lavò, si vestì, sistemò i libri. Sedette sul letto<br />
di Rosario. Un letto è un letto, immobile e concreto,<br />
ecco la realtà. Aprì la porta e andò di sotto e il tuffo nelle<br />
acque del refettorio col suo baccano amichevole e quotidiano<br />
lo rinfrancò. Rosario era lì, deve essere qui ne sono<br />
certo. Cominciò addirittura a fischiettare mentre si recava<br />
al solito tavolo. Ma là seduto al suo posto non c’era,<br />
così chiese avete visto Rosario? domandò alla prima suora<br />
che gli capitò a tiro, sorella avete visto Rosario? La<br />
donna rivolse la domanda alle colleghe all’altro capo della<br />
sala e la risposta fu è partito, è partito ripeterono pareti<br />
e pentole con un’eco straordinaria che lasciò incredulo il<br />
ragazzo; e quando torna? la donna urlò di nuovo e quando<br />
torna, non torna più, non torna più, non torna più.<br />
A Nicola si raffreddò il caffellatte nella tazza. Per un po’<br />
se ne rattristò ma durò lo spazio di qualche settimana, poi<br />
mise anche quello sul conto degli uomini e tirò dritto per<br />
il suo futuro a girovagare per i campi o sulla spiaggia a lanciar<br />
sassi ai familiari sott’acqua o a saltare sul fieno dei calessi<br />
di passaggio. Cominciò a godere della sua solitudine<br />
sinché un giorno non si ritrovò scritto sul palmo della mano<br />
col filo stesso della linea della vita che era quella la condizione<br />
scelta per lui dal padreterno. D’ora in avanti non<br />
avrebbe dovuto preoccuparsi più di letti sfatti o immacolati,<br />
di anime in pensiero sulla riva, di giochi di lotta e di ti-<br />
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ro alla fune, d’ora in avanti i segreti sarebbero rimasti ancora<br />
più segreti ed egli non avrebbe avuto migliore amico<br />
di se stesso cui confidarli. Se ne andò per precipizi a festeggiare,<br />
a osservare il mare sbattere la bocca sulle rocce,<br />
a gettarsi tra le onde delle fioriture dei campi per crogiolarsi<br />
nella terra tiepida dell’ultimo praticello dell’adolescenza,<br />
o a camminare ore e ore su e giù per gli arenili accompagnato<br />
dagli occhioni delle vacche stese tra i gigli<br />
delle sabbie. Se ne andò a lanciare bastoni in aria nell’intima<br />
speranza di vederli battere le ali prima o poi, bastoni<br />
viaggiatori che portassero lontano il suo messaggio di libertà.<br />
Se ne andò lungo le alture del Luogosanto ad attendere<br />
la sera per contemplare dall’alto il miracolo di un<br />
serpentello luminoso che dispiegava la sua forma a cerchio<br />
e ad arco.<br />
A distanza di due anni da quel vegliare il caffellatte morto<br />
della sua amicizia con Rosario, Nicola, aiutato da una<br />
ventilazione amica che sospingeva le sue vele verso mari<br />
immaginari, si sentì come d’incanto crescere. Le età andavano<br />
fondendosi in lui una sull’altra e forse da qualche<br />
parte era già pronto lo stampo che avrebbe rivelato la sua<br />
figura adulta. Questo ragazzo scartato da Dio cominciava<br />
a spargere la sua vita sul mondo come un liquido che dilaga<br />
in tutta la sua felicità sulla tovaglia. Aveva quindici anni.<br />
E quasi sedici il giorno in cui venne convocato dall’abbadessa<br />
alle sette di sera di un dicembre lento e piovoso.<br />
Oramai erano mesi che le monache guardavano con dispetto<br />
al cambiamento del giovane Nicola. Quel suo vagare<br />
solitario, quell’aria nuova, quegli occhi rinnovati,<br />
quel salmastro sui suoi vestiti avevano deviato in lui la linea<br />
perfetta della disgrazia. La buona regola recita che<br />
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