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Creaturine - Sardegna Cultura

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di cambiare idea all’improvviso, una sbavatura minima,<br />

spesso impercettibile, che però gli creò intorno l’opinione<br />

di una persona mutevole e dubbiosa. Nonostante questo<br />

e i suoi abiti un po’ fuori moda, i suoi fazzoletti da naso<br />

troppo colorati, le brillantine esagerate, le calze spaiate e<br />

alcune altre innocue pecche, egli appariva come una persona<br />

affascinante.<br />

La parte migliore di sé la dava quando si accendeva di<br />

improvvisa luce alla vista del paziente. Allora tutto in lui<br />

migliorava, si riequilibrava, si riassemblava in un ordine e<br />

un’armonia imprevisti e lui si riappropriava del proprio<br />

corpo incurante delle sue mani troppo grandi, dei fazzoletti,<br />

dei calzini o dell’aria allampanata.<br />

Quattro mesi dopo il suo arrivo alla locanda lasciò la<br />

camera per trasferirsi in una palazzina tutta sua all’uscita<br />

della città, un posto dal quale poteva godere di un po’ di<br />

quiete e della vista ininterrotta degli orti sino al mare di<br />

Porto Torres. Traslocò nel pomeriggio. Alle tre si ritrovò<br />

nella sua casa nuova, tra le casse imballate. La camera da<br />

letto stava al piano superiore, ancora vuota. Prese una sedia<br />

e sedette al centro della stanza ben sapendo che così<br />

facendo egli aveva tutta l’intenzione di sedersi al centro<br />

della propria vita per domandarsi: perché tanta fretta?<br />

Rimase lì dieci minuti buoni circondato dalle casse allineate<br />

lungo le pareti dentro le quali la sua vita smontata<br />

respirava. Tra un po’ avrebbe tirato tutto fuori e le cose<br />

avrebbero preso il sopravvento sullo spazio, le morfine<br />

sarebbero corse filate sugli scaffali, gli strumenti nei cassetti,<br />

gli abiti alle grucce. L’intero armamentario sarebbe<br />

venuto fuori a festeggiarlo nella nuova casa, ma non adesso.<br />

Dieci minuti così rari non li avrebbe ritrovati mai più,<br />

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dieci minuti di quiete senza stallo, di vuoto senza disperazione.<br />

Dieci minuti di sospensione dal mondo, creati per<br />

afferrare una sedia e sostare al centro del tempo ad annusare<br />

la serenità della vita tutta da fare, quando nulla esiste.<br />

Tra un poco si sarebbe alzato e, aperta la prima cassa,<br />

avrebbe cominciato a giocare al gioco della casa. Teneva<br />

le gambe accavallate. Si osservò le scarpe imbrattate di<br />

polvere, mise un po’ di saliva sulle dita e le passò sul bordo<br />

del tacco, quindi s’alzò e andò verso la parete, si chinò<br />

tra le cassette e gli involti, tagliò lo spago e aprì la prima<br />

cassa e tutto venne fuori come previsto.<br />

La sua vita immaginaria era rimasta ad osservarlo dalla<br />

sedia. Egli pure si voltò a guardarla, si voltò per istinto,<br />

per un istinto che non sapeva di avere, e si osservarono,<br />

restarono a fissarsi per pochi secondi, poi la sedia si allontanò<br />

navigando da sola verso le terre dove la vita è tutta<br />

da fare e nulla ancora esiste.<br />

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