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Creaturine - Sardegna Cultura

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vederlo affacciarsi sull’uscio con la barba lunga inzaccherata<br />

di piume multicolori, a pensare che in quella casa oramai<br />

avesse vinto la follia.<br />

La sera di quello stesso giorno Alberto Della Marmora<br />

di passaggio in città a capo della sua Spedizione Geografica<br />

e alla ricerca di una buona guida per il nord della regione<br />

fu, con tutte le raccomandazioni del caso, indirizzato<br />

presso l’abitazione del maestro.<br />

Ademaro Grondona non si fece scrupolo alcuno ad accogliere<br />

tra martore e polli sultani il militare e la sua scorta<br />

di venti uomini.<br />

Nella sua lunga carriera di Membro delle Due Classi<br />

dell’Accademia Reale di Scienze il Cavaliere Della Marmora<br />

aveva incontrato e sperimentato di tutto ma non<br />

aveva mai visto nulla di simile. I due uomini discussero<br />

per poco nel salottino trasformato in voliera urlando forte<br />

per potersi comprendere nel tripudio di oche indolenti e<br />

scorribande di rigogoli e fischioni. Al maestro Grondona<br />

non importava granché del grado altisonante del militare,<br />

poneva vincoli e condizioni, esigeva garanzie. L’Accademico<br />

rifletteva un po’, quindi rispondeva ora sollevando<br />

un baffo ora l’altro.<br />

Sulla terrazza il resto del plotone attendeva compostamente<br />

seguendo in silenzio il brulichio di folla intorno ai<br />

tavoli dei caffè. Quando al termine di quel fugace incontro<br />

si salutarono sulla porta Ademaro Grondona poteva<br />

già dirsi uno di loro. Al mattino seguente dalle finestre<br />

della casa sulla piazza una moltitudine di volatili festanti<br />

riconquistava la libertà. I passanti stettero un pezzo col<br />

naso all’insù ad ammirare l’eccezionalità dello spettacolo<br />

e solo per miracolo non vennero travolti dalla muta di be-<br />

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stie che si riversava sulla strada dal portoncino spalancato,<br />

un’onda di piena, una carica d’ogni genere di quadrupedi<br />

che fece impazzire le guardie civiche prima di disperdersi<br />

schiamazzando nella boscaglia.<br />

A dodici anni da quel rumoroso evento trascorsi al seguito<br />

della Spedizione la guida scelta Grondona fu dunque<br />

incaricata di recarsi nella regione degli stagni in compagnia<br />

del giovane collaboratore che adesso lo osservava<br />

per quello strano fregio sul cappello.<br />

Il ragazzo raccolse l’ennesimo reperto che il maestro gli<br />

porgeva e lo depose nel cesto, esaminò un’ultima volta il<br />

materiale, quindi richiuse il coperchio che riportava la<br />

scritta CENSIMENTO FAUNA D’ACQUA DOLCE. Procedettero<br />

nel loro meticoloso lavoro di ricerca sinché divenne sera.<br />

Ai margini del canneto una chiatta semiaffondata sembrava<br />

offrire il ricovero più adatto per la notte. Ne ispezionarono<br />

la parte al coperto, poi sistemarono le poche<br />

cose del bagaglio e senza mai dirsi una parola aprirono le<br />

bisacce e tirarono fuori due teste d’aglio che pelarono con<br />

pazienza lontani uno dall’altro, entrambi esausti per la<br />

giornata trascorsa. Pelarono per tutto il tempo che occorse<br />

al sole per insabbiarsi nelle dune circostanti, poi, a turno,<br />

si sfilarono le camicie ed offrirono la schiena nuda all’altro<br />

perché vi strofinasse forte l’aglio. – Faccia forte Rosario,<br />

deve venir fuori il succo, – lo sollecitava l’uomo ricurvo<br />

sulla panca. Al dottor Rosario Vaira sarebbe rimasta<br />

impressa per sempre quella schiena d’anziano dalla<br />

pelle bianca e liscia come il totano, quelle costellazioni di<br />

nei sporgenti come sassi, quel confuso desiderio di auto-<br />

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