Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
rimasta intonsa (per esempio, B 40, 65, e 432). Quindi il rapporto fra cosa in<br />
sé e fenomeno non è cambiato tra la prima e la seconda edizione, piuttosto si<br />
è raffinato. Si noti che Schopenhauer non è stato il primo a formulare tali<br />
critiche, già le avevano proposte F.Jacobi e J.Schultz.<br />
[ ]<br />
53 Intelligibile è l'oggetto che può essere rappresentato solo mediante<br />
l'intelletto. Non può essere conosciuto, ma solo pensato. La differenza fra<br />
'intelligibile' e 'intellettuale' è chiarita in questo passo: "Giacché intellettuali<br />
sono le conoscenze che si hanno mercé l'intelletto, e tali conoscenze si<br />
rivolgono anche al nostro mondo dei sensi; laddove intelligibili si dicono gli<br />
oggetti, in quanto possono essere rappresentati solo mediante l'intelletto, e ai<br />
quali quindi non può riferirsi alcuna delle nostre intuizioni sensibili. Ma<br />
siccome a ciascun oggetto deve pur corrispondere una qualche intuizione<br />
possibile, così si dovrebbe pensare un intelletto che intuisce<br />
immediatamente le cose; di un tale intelletto però noi non abbiamo il<br />
menomo concetto e quindi neppure degli esseri intelligibili, ai quali deve<br />
riferirsi" (P 77-78).<br />
[ ]<br />
54 Qui Kant usa uno dei vari significati del termine 'trascendentale', nella<br />
fattispecie quello sinonimo di cosa in sé. Tuttavia, il significato più<br />
tipicamente kantiano del termine 'trascendentale' è così spiegato:<br />
"trascendentale [è] ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del<br />
nostro modo di conoscenza degli oggetti in quanto questa deve essere<br />
possibile a priori" (B 58). Sui vari significati di `trascendentale', cfr. De<br />
Vleeschauwer, 1936, p. 150; anche Paton, 1936, Vol. I, pp. 226-230. Resta<br />
da segnalare che vi è anche differenza fra 'trascendentale' e 'trascendente'<br />
(cfr. B 287) e che, quindi, la filosofia di Kant è trascendentale e non<br />
trascendente, come sottolinea egli stesso ironicamente nella replica alla<br />
recensione alla prima edizione <strong>della</strong> Critica apparsa anonima nel 1782, ma<br />
fatta da C. Garve e rimaneggiata da J. G. H. Feder, nei Göttingische<br />
Gelehrte Anzeigen (cfr. P 145-153).<br />
[55]<br />
Kant considera il noumeno sia in senso positivo che in senso negativo:<br />
“Se noi intendiamo per noumeno una cosa, in quanto essa non è oggetto<br />
<strong>della</strong> nostra intuizione sensibile, astraendo dal nostro modo d'intuirla, essa è<br />
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