Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
ma ciò io non apprendo dall'esperienza, bensì inversamente proprio l'esperienza è generata<br />
da questo aggiungersi del concetto intellettivo (di causa) alla percezione” (Idem).<br />
Dunque, nei Prolegomeni, relativamente ai giudizi sintetici, si parla di:<br />
1. giudizi percettivi ("Mi piace il caldo") che non diventano mai giudizi<br />
d'esperienza;<br />
2. giudizi percettivi ("Quando il sole rischiara la pietra, sento che diventa<br />
calda") che possono diventare giudizi d'esperienza ("Il sole riscalda la pietra")<br />
con l'aggiunta di un concetto puro (in questo caso, quello di 'causa');<br />
3. giudizi a priori “che siano considerati semplicemente come la condizione<br />
<strong>della</strong> unione di date rappresentazioni in una coscienza [...] Queste regole, in<br />
quanto rappresentano l'unione come necessaria, sono regole a priori, e in<br />
quanto al di là di esse non ve ne sono altre da cui esse sono tratte, sono<br />
principi [...] son questi i principi a priori <strong>della</strong> esperienza possibile” (P 64-65)<br />
(per esempio, “ogni cangiamento ha una causa”). Sono, in un certo qual<br />
modo, lo stampo entro cui si pongono le connessioni soggettive dei giudizi<br />
percettivi del secondo tipo per trasformarli in giudizi d'esperienza.<br />
<strong>Lo</strong> schema appare perfetto e chiaro se non ci fosse la questione dell'universalità e<br />
necessità di cui si predicano sia i giudizi d'esperienza, sia i giudizi a priori. Si tratta<br />
<strong>della</strong> stessa universalità e necessità?<br />
Per cercare di trovare una soluzione a questo problema passiamo al § 19 <strong>della</strong><br />
Deduzione trascendentale del 1787, dove Kant dà una nuova definizione di giudizio e<br />
dove si trova la chiave per entrare nel cuore del suo pensiero. [ 76 ]<br />
Il paragrafo inizia in modo perentorio:<br />
“Io non ho mai potuto appagarmi <strong>della</strong> definizione, che i logici danno del giudizio in<br />
generale; esso è, secondo loro, la rappresentazione di un rapporto far due concetti [...] noto<br />
soltanto che qui non è determinato in che consista questo rapporto. Ma se io investigo più<br />
profondamente il rapporto delle conoscenze date in ciascun giudizio, e distinguo questo<br />
rapporto, come appartenente all'intelletto, dal rapporto secondo leggi dell'immaginazione<br />
riproduttiva (il quale ha un valore solamente soggettivo), trovo che il giudizio non è altro<br />
che la maniera di ridurre conoscenze all'unità oggettiva dell'appercezione. E la particella<br />
relativa "è" mira appunto a distinguere l'unità oggettiva delle rappresentazioni date,<br />
dell'unità soggettiva” (B 138-139). [ 77 ]<br />
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