Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
intuizione una molteplicità, una sinossi, a questa corrisponde sempre una<br />
sintesi, e la recettività può rendere possibili delle conoscenze solo se<br />
congiunta con la spontaneità. Ma questa è il fondamento di una triplice<br />
sintesi, che si ha necessariamente in ogni conoscenza: cioè, dell'apprensione<br />
delle rappresentazioni come modificazioni dell'animo nell'intuizione, <strong>della</strong><br />
riproduzione di esse nell'immaginazione, e <strong>della</strong> loro ricognizione nel<br />
concetto. Ora queste menano a tre fonti soggettive di conoscenza, che<br />
rendono possibile lo stesso intelletto e, per mezzo di questo, ogni esperienza<br />
come prodotto empirico dell'intelletto” (A 650-651). Quindi è sulla sinossi<br />
(termine di origine greca che indica il veloce sguardo su cose che ci stanno<br />
vicine) del senso che si appoggiano le tre sintesi o le tre forme <strong>della</strong> sintesi:<br />
la sintesi dell'apprensione nell'intuizione, la sintesi <strong>della</strong> riproduzione<br />
nell'immaginazione e la sintesi <strong>della</strong> ricognizione nel concetto. All'inizio<br />
<strong>della</strong> Deduzione metafisica, che ha tenuto inalterata nell'edizione del 1787,<br />
si legge: “la spontaneità del nostro pensiero esige che questo molteplice sia<br />
dapprima in un certo modo penetrato [sintesi dell'apprensione], raccolto<br />
[sintesi dell'immaginazione riproduttiva], e unificato [sintesi concettuale la<br />
cui applicazione è resa possibile dall'immaginazione produttiva] per cavarne<br />
quindi una conoscenza” (B 112).<br />
[99]<br />
Seguiremo l'edizione del 1787 che privilegiamo in quanto riteniamo che<br />
sia la matura esposizione del pensiero kantiano dopo la riflessione sulle<br />
critiche che sono state portate alla prima edizione. L'esposizione <strong>della</strong><br />
Deduzione che proponiamo segue il testo kantiano, cfr. B 130-140.<br />
[1 ]<br />
00 In realtà, non è così piano che appercezione trascendentale e Io penso<br />
siano perfettamente sinonimi. Vi è un punto, intorno al quale gli esegeti si<br />
sono sbizzarriti, in cui Kant dice: “l'appercezione pura [...] produce la<br />
rappresentazione Io penso” (B 132). Che cosa intende dire? Vale la pena di<br />
ricordare che Kant parla anche di un'appercezione empirica: “l'unità<br />
trascendentale dell'appercezione è quella per il quale tutto il molteplice dato<br />
da una intuizione è unito in un concetto. Perciò essa si chiama oggettiva, e<br />
deve essere distinta dall'unità soggettiva <strong>della</strong> coscienza che è un<br />
determinazione del senso interno, onde quel molteplice dell'intuizione è<br />
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