Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
paventava, solo la sostituzione di un nome con parole diverse e più intelligibili, ma una<br />
vera e propria definizione: so che cosa sono le categorie perché so quale uso hanno, qual<br />
è la loro funzione. [ 62 ] In questo modo non si entra nemmeno in quel circolo vizioso<br />
evidenziato da Kant stesso là dove dice che i concetti puri “non possono essere definiti<br />
senza avvolgersi in circolo” (A 249).<br />
Se, come vedremo, la definizione trascendentale caratterizza le categorie, quella<br />
operativa è comune sia alle categorie, i concetti puri, sia ai concetti empirici: tutti questi<br />
sono, infatti, funzioni logiche per l'unificazione <strong>della</strong> sintesi del molteplice, ossia, sono<br />
regole <strong>della</strong> sintesi:<br />
“Ogni conoscenza - scrive Kant nell'edizione del 1781 - richiede un concetto, sia questo<br />
imperfetto e oscuro quanto si voglia; ma esso è sempre, per la sua forma, qualcosa di<br />
universale, e che serve di regola. Così il concetto del corpo, secondo l'unità del molteplice<br />
che con esso vien pensato, serve di regola alla nostra conoscenza dei fenomeni esterni. Una<br />
regola delle intuizioni, per altro, esso non può essere se non in quanto rappresenta nei<br />
fenomeni dati la riproduzione necessaria del loro molteplice, e però l'unità sintetica nella<br />
conoscenza rispettiva. Così il concetto del corpo, nella percezione di qualcosa di esterno a<br />
noi, rende necessaria la rappresentazione dell'estensione, e con questa quella<br />
dell'impenetrabilità, <strong>della</strong> forma, e così via” (A 656).<br />
13.2. Concetti puri e concetti empirici<br />
Se le categorie sono i concetti puri dell'intelletto, i concetti primi, vien da sé che,<br />
nell'intenzione esplicita di Kant, esiste una ben precisa gerarchia di concetti: dai concetti<br />
puri - le categorie - a concetti, sempre puri, da questi derivati:<br />
“le categorie, essendo i veri concetti primitivi dell'intelletto puro [Stammbegriffe des reinen<br />
Verstandes], hanno per ciò stesso i loro concetti derivati, ugualmente puri, che non si<br />
possono in niun modo trasandare in un completo sistema di filosofia trascendentale; ma io,<br />
in un semplice saggio critico, posso accontentarmi di una semplice menzione” (B 115). [ 63 ]<br />
In effetti, Kant fornisce proprio “una semplice menzione” <strong>della</strong> struttura gerarchica<br />
di tali concetti puri:<br />
“Quando si hanno i concetti originari e primitivi, è facile poi aggiungere ad essi i<br />
concetti derivati e subalterni, e disegnare così in modo definitivo l'albero genealogico<br />
dell'intelletto puro [...]. Ma si può ottenere sufficientemente questo scopo, prendendo i<br />
manuali di ontologia, e aggiungendo, per es., alla categoria di causalità i predicabili <strong>della</strong><br />
forza, dell'azione e <strong>della</strong> passione; alla categoria <strong>della</strong> reciprocità, i predicabili <strong>della</strong><br />
presenza, <strong>della</strong> resistenza; ai predicamenti <strong>della</strong> modalità, i predicati del sorgere, del perire,<br />
del cangiamento, ecc. Le categorie, combinate coi modi <strong>della</strong> sensibilità pura, o fra di loro,<br />
forniscono un gran numero di concetti a priori derivati; segnalarli ed esporli il più<br />
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