Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
[ ]<br />
22 D'ora in poi il testo verrà citato con un primo numero romano che indica<br />
il libro, un secondo numero romano che indica il capitolo, un terzo numero<br />
arabo che indica il paragrafo e un quarto numero arabo, preceduto da p., che<br />
indica la pagina <strong>della</strong> traduzione italiana, dalla quale i brani citati sono tratti<br />
pur scostandosene talvolta solo per questioni stilistiche.<br />
[23]<br />
“Quanto alla nostra propria esistenza, la percepiamo in modo così<br />
evidente e certo che essa né ha bisogno né è suscettibile di alcuna prova.<br />
Poiché nulla può essere più evidente a noi stessi <strong>della</strong> nostra propria<br />
esistenza. Io penso, ragiono, sento piacere e dolore: forse che alcuna di<br />
queste cose può essermi più evidente <strong>della</strong> mia stessa esistenza? Se dubito<br />
di tutte le altre cose, quello stesso dubbio mio fa percepire la mia propria<br />
esistenza, e non mi permetterà di dubitarne. Poiché, se so di sentire un<br />
dolore, è evidente che ho una percezione altrettanto certa <strong>della</strong> mia propria<br />
esistenza quanto dell'esistenza del dolore che avverto; o, se so di dubitare,<br />
ho una percezione altrettanto certa dell'esistenza <strong>della</strong> cosa che dubita<br />
quanto di quel pensiero che chiamo un dubbio. E' dunque l'esperienza a<br />
convincerci che abbiamo una conoscenza intuitiva <strong>della</strong> nostra stessa<br />
esistenza, e una percezione interiore infallibile del fatto che esistiamo”<br />
(<strong>Lo</strong>cke, 1690, IV, IX, 3, p. 133).<br />
[24]<br />
Cfr. supra § 3.2.<br />
[25]<br />
“Poiché le idee particolari degli oggetti dei sensi s'introducono<br />
nell'anima nostra sia che noi lo vogliamo o che non lo vogliamo […]<br />
Allorché queste idee semplici si presentano allo spirito, l'intelligenza non ha<br />
il potere di rifiutarle, o di alterarle quando hanno fatto la la loro<br />
impressione; né di cancellarle, o produrne per suo conto di nuove, non più<br />
che uno specchio possa rifiutare, alterare o cancellare le immagini […] che<br />
gli oggetti producono sul cristallo davanti al quale sono posti ” (<strong>Lo</strong>cke 1690,<br />
II, I, 25, p. 24).<br />
[26]<br />
La traduzione riportata integra un passaggio presente fino alla terza<br />
edizione e poi spostato da <strong>Lo</strong>cke in un'altra parte del paragrafo.<br />
[27]<br />
Va tenuto presenta che <strong>Lo</strong>cke dedica il III libro del Saggio al problema<br />
del linguaggio, sostenendovi una concezione convenzionalistica e<br />
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