Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
necessaria <strong>della</strong> natura. Ma ciò non è possibile né a priori, né a posteriori. Non è<br />
possibile a priori perché, nuovamente, non è contraddittorio affermare che la natura non<br />
sia uniforme. Né è possibile a posteriori, cioè attraverso l'esperienza, perché affermare<br />
che la natura è uniforme perché in passato lo è stata significa solo entrare in un circolo<br />
vizioso.<br />
Se quindi non esiste alcuna giustificazione all'inferenza induttiva, perché crediamo<br />
nella sua necessità? La risposta humeana è semplice quanto destabilizzante per un<br />
sapere che pretende di essere certo: siamo abituati a notare una certa relazione fra una<br />
certa causa e un certo effetto e in base a questa abitudine il nostro intelletto si sente<br />
autorizzato a pensare all'effetto ogni qualvolta vede quella causa. In definitiva la<br />
credenza nella necessità del rapporto causale viene dall'interno <strong>della</strong> mente del soggetto<br />
conoscente il quale poi la proietta indebitamente sugli oggetti. Quindi è una necessità<br />
psicologica e non oggettiva.<br />
“Una causa è un oggetto precedente e contiguo a un altro, e così unito con questo, che l'idea<br />
di uno determina la mente a formare l'idea dell'altro, e l'impressione dell'uno a formarsi<br />
dell'altro un'idea più vivace” (Ivi, I, III, 14, p.184).<br />
Questa non è una giustificazione che possa fondare l'induzione ma è solo la<br />
constatazione di un tendenza psicologica: la necessità interna che noi proiettiamo<br />
all'esterno non è una necessità ontologica ma solo l'effetto di un'abitudine. Infatti<br />
“il principio di unione tra le nostre percezioni interne è altrettanto inintelligibile quanto<br />
quello fra gli oggetti esterni, e non ci è noto altrimenti che per esperienza” (Ivi, I, III, 14,<br />
p.184).<br />
Quindi né il principio di causalità, né il principio di induzione si possono fondare<br />
empiricamente o razionalmente: essi sono solo conseguenze <strong>della</strong> nostra abitudine a<br />
esperire connessioni fra le idee.<br />
Va sottolineato il fatto che le connessioni create all'interno <strong>della</strong> mente del soggetto<br />
non solo non hanno una necessità oggettiva ma nemmeno una necessità logica in quanto<br />
una qualunque causa può essere collegata, dal punto di vista logico, a qualunque effetto.<br />
E' solo l'esperienza che stabilisce quale particolare connessione si offrirà con più<br />
frequenza:<br />
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