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Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif

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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />

dato empiricamente per una tale unificazione” (B 127). Questo significa che<br />

oltre a una appercezione trascendentale che è il vero ultimo gradino del<br />

processo sintetico, esiste anche un'appercezione empirica che altro non è che<br />

la coscienza di me stesso nella determinazione del tempo, ossia nella<br />

determinazione del senso interno. Ecco apparire quello che Kant chiama il<br />

“paradosso dell'Io” che fin dall'inizio considera una difficoltà: “tutto ciò che<br />

è rappresentato per mezzo di un senso, è perciò stesso sempre fenomeno; e<br />

un senso interno, dunque, o non dovrebbe punto essere ammesso, o il<br />

soggetto, che è oggetto di esso, non potrebbe essere rappresentato per esso<br />

se non come fenomeno, non come esso giudicherebbe di se stesso se la sua<br />

intuizione fosse semplice spontaneità, cioè intellettuale. La difficoltà<br />

consiste in questo: come un soggetto possa intuire internamente se stesso;<br />

ma questa difficoltà è comune a tutte le teorie. La coscienza di se stesso<br />

(appercezione) è la semplice rappresentazione dell'io; e, se tutto il<br />

molteplice nel soggetto ci fosse dato spontaneamente, l'intuizione interna<br />

sarebbe intellettuale [...] poichè lo spirito intuisce se stesso, non come si<br />

rappresenterebbe immediatamente e spontaneamente, ma come<br />

internamente viene modificato; perciò come appare a sé, non come è” (B<br />

89-90). Quindi l'appercezione empirica è la determinazione del senso<br />

interno grazie al quale io ho una rappresentazione dell'Io penso, che però<br />

non mi fa affatto conoscere l'Io penso: ed ecco quindi l'apparente paradosso<br />

di tutta la sintesi conoscitiva, e con essa <strong>della</strong> Deduzione trascendentale.<br />

Ebbene questo paradosso, in realtà, si scioglie nel momento in cui si<br />

comprende che l'Io penso non può essere conosciuto come in sé ma solo<br />

come fenomeno (cfr. B 146). Tra l'altro, dice Kant, nella psicologia si è<br />

soliti identificare senso interno e facoltà dell'appercezione, mentre lui li<br />

tiene ben distinti (Idem). Comunque, pur non potendo conoscere l'Io penso,<br />

posso pensarlo: “Al contrario, io ho coscienza di me stesso, nella sintesi<br />

trascendentale del molteplice delle rappresentazioni in generale, e perciò<br />

nell'unità sintetica originaria dell'appercezione, non come io apparisco a me<br />

[è l'Io penso quale fenomeno], né come io sono in me stesso [è l'Io penso in<br />

CxC – Calls for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 126

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