Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
Ma che cosa si fa nel momento in cui si conosce un oggetto, perché di conoscerlo si<br />
tratta nel momento che se ne costruisce l'immagine? Ebbene, lo si giudica. Ma come è<br />
possibile giudicarlo in modo oggettivamente valido? Come visto, si deve inserire la<br />
mera associazione soggettiva di concetti nello stampo di un giudizio sintetico a priori.<br />
Ma come è possibile avere questo giudizio sintetico a priori dal relativo concetto puro?<br />
Ebbene, proprio grazie allo schematismo trascendentale che dà le regole per applicare i<br />
concetti puri, ossia per renderli effettive condizioni per la possibilità degli oggetti.<br />
15. Appercezione e principi sintetici dell'intelletto puro<br />
15.1. L'appercezione trascendentale<br />
Si può ora tentare di affrontare il momento più oscuro <strong>della</strong> Critica, ossia la<br />
Deduzione trascendentale, ovvero la giustificazione dell'effettiva applicabilità delle<br />
categorie all'oggetto (B 122), che nell'economia del pensiero di Kant è assolutamente<br />
necessaria (B 124) tenendo conto di due degli assunti <strong>della</strong> sua <strong>gnoseologia</strong>:<br />
1. netta distinzione fra intelletto e sensibilità;<br />
2. processo conoscitivo diretto dal primo al secondo.<br />
In tal caso, come può essere che “le condizioni soggettive del pensiero abbiano<br />
validità oggettiva, vale a dire ci dieno le condizioni <strong>della</strong> possibilità d'ogni conoscenza<br />
degli oggetti” (B 125)? Questo è il problema fondamentale a cui la Critica <strong>della</strong> ragion<br />
pura tenta di fornire una risposta. E chiedersi questo è esattamente lo stesso che<br />
chiedersi: Come sono possibili i giudizi sintetici a priori? [ 97 ]<br />
Bisognerebbe ora entrare nella Deduzione, ma questo non è certo un compito facile,<br />
come lo stesso Kant osserva, e non solo per la difficoltà del problema, ma anche e<br />
soprattutto per il modo in cui esso è risolto.<br />
Innanzi tutto, siamo in presenza di due esposizioni <strong>della</strong> Deduzione, quella del 1781<br />
e quella del 1787, e queste sono esposizioni almeno, ma forse non solo, strutturalmente<br />
diverse: nella prima versione ha maggior rilevanza l'aspetto soggettivo <strong>della</strong> deduzione<br />
nella seconda l'aspetto oggettivo. [ 98 ] Vi è poi il problema, non secondario, di dove<br />
effettivamente finisca e di che cosa realmente dica. Ovviamente, non entreremo nella<br />
disputa filologica che ha diviso e divide schiere di esegeti kantiani. Cercheremo solo,<br />
molto più umilmente, di fornire un abbozzo di quale potrebbe essere la soluzione<br />
kantiana. [ 99 ]<br />
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