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Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif

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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />

Già scorrendo le pagine iniziali del Trattato sulla natura umana di David Hume si<br />

trova enunciato il suo programma empiristico, volto a fondare sull'esperienza la nostra<br />

conoscenza e, altresì, a criticare la possibilità di una conoscenza intellettuale.<br />

“Essendoci ignota l'essenza <strong>della</strong> mente al pari di quella degli oggetti esterni, è ugualmente<br />

impossibile farci una nozione dei suoi poteri e qualità altrimenti che con accurati ed esatti<br />

esperimenti, e con lo studio degli effetti risultanti dalla differenza delle circostanze e delle<br />

sue particolari condizioni. E sebbene ci si debba sforzare di rendere tutti i nostri principi per<br />

quanto è possibile universali, elevando i nostri esperimenti al massimo grado di generalità e<br />

spiegando gli effetti con poche e semplicissime cause, è tuttavia indubitabile che noi non<br />

possiamo mai andare al di là dell'esperienza, e che, qualunque ipotesi pretendesse di<br />

scoprire le ultime ed originarie qualità <strong>della</strong> natura umana, la dobbiamo condannare<br />

senz'altro come pretestuosa e chimerica” (Hume, 1739-40, I, Introd., p. 8 ). [ 28 ]<br />

Anche Hume, come già <strong>Lo</strong>cke, evidenzia fin dall'inizio i limiti <strong>della</strong> conoscenza<br />

umana, ma se per <strong>Lo</strong>cke questi erano da indagare, per il filosofo scozzese sono fin<br />

dall'inizio già chiari: il soggetto <strong>della</strong> conoscenza non solo non può oltrepassare ciò che<br />

gli viene dall'esperienza, ma su questa esperienza non può nemmeno costruire alcunché<br />

di certo. Per farlo dovrebbe avere dei principi che gli garantiscono la costruzione, ma<br />

tali principi non esistono se non come proposizioni derivate dall'esperienza, e quindi,<br />

come tali, non certe.<br />

7.1. La teoria <strong>della</strong> conoscenza<br />

Pur condividendo l'assunzione che l'intelletto possegga idee, a differenza di <strong>Lo</strong>cke<br />

Hume distingue fra impressioni e idee. Ambedue sono percezioni, ma le prime sono<br />

percezioni vivaci mentre le seconde sono percezioni deboli, richiamate dalla memoria o<br />

ricostruite dall'immaginazione. Quindi tutto il sapere deriva dalle idee che a loro volta<br />

derivano dalle impressioni sensibili (Ivi, I, I, 1, pp. 15-17). Questo significa sia che la<br />

conoscenza è tutta riducibile ai dati sensoriali, sia che ciò che non è riducibile non può<br />

dirsi conoscenza. E' una <strong>gnoseologia</strong> certamente più radicale di quella lockiana, che non<br />

solo riconosceva un'attività più significativa all'intelletto e alla sua capacità elaborativa,<br />

ma soprattutto riconosceva valore anche a quelle conoscenze che non derivavano<br />

direttamente dall'esperienza. Per Hume, invece, solo la conoscenza che ha relazione con<br />

l'esperienza è valida, anche se si tratta di un sapere che manca di necessità e<br />

universalità.<br />

CxC – Calls for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 33

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