Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
Vi è ora il problema <strong>della</strong> loro validità. In realtà, questo problema si pone solo per gli<br />
analitici e per i sintetici a priori in quanto per i sintetici a posteriori l'unica cosa che<br />
conta è la percezione soggettiva (cfr. P 28). [ 71 ]<br />
Per quanto riguarda i giudizi analitici, essi si fondano sul principio di non<br />
contraddizione. Infatti,<br />
“poiché il predicato di un giudizio analitico affermativo, essendo pensato già prima nel<br />
concetto di soggetto, non può essergli negato senza contraddizione, così il suo contrario<br />
opposto è necessariamente negato a quel soggetto in un giudizio analitico ma negativo, e<br />
certo anche in forza del principio di contraddizione. Ciò accade nelle proposizioni: Ogni<br />
corpo è esteso, e: Nessun corpo è inesteso (semplice)” (P 17). [ 72 ]<br />
Passando ai giudizi sintetici a priori, le cose cambiano, essendo il principio di non<br />
contraddizione solo loro condizione necessaria. Per cui il vero principio fondativo dei<br />
giudizi sintetici a priori è un altro. Ovvero, “Ciascun oggetto sottostà alle condizioni<br />
necessarie dell'unità sintetica del molteplice dell'intuizione in una esperienza possibile”<br />
(B 176), ossia “le condizioni <strong>della</strong> possibilità dell'esperienza in generale sono a un<br />
tempo condizioni <strong>della</strong> possibilità degli oggetti dell'esperienza” (Idem). [ 73 ]<br />
E' da ricordare che quando Kant parla di possibilità, non parla di semplice non<br />
contraddittorietà, ma di non contraddittorietà che può realizzarsi.<br />
Kant suddivide i giudizi sintetici a posteriori sulla base che il<br />
“giudicare può essere duplice: in primo luogo, confronto le percezioni soltanto e le collego<br />
in una coscienza del mio stato, oppure, in secondo luogo, le collego in una coscienza in<br />
generale” (P 58). [ 74 ]<br />
Ne segue che ci sono quelli che Kant, nei Prolegomeni, chiama i giudizi di<br />
percezione, o giudizi percettivi, legati alla coscienza dello stato del singolo percipiente;<br />
e i giudizi d'esperienza, legati alla coscienza in generale. Ora, chiarisce Kant,<br />
“quantunque tutti i giudizi di esperienza siano empirici, cioè abbiano il loro fondamento<br />
nella immediata percezione dei sensi, pure inversamente, non tutti i giudizi empirici sono<br />
per questo giudizi d'esperienza, ma che sull'elemento empirico e in generale sul dato <strong>della</strong><br />
intuizione sensitiva devono ancora sopraggiungere alcuni speciali concetti, che hanno la<br />
loro origine del tutto a priori nell'intelletto puro, e ai quali ogni percezione può prima<br />
essere subordinata, e così poi, per mezzo di essi, esser convertita in esperienza. I giudizi<br />
empirici, in quanto hanno una validità obbiettiva, sono giudizi di esperienza; ma quelli che<br />
sono validi soltanto soggettivamente, io li chiamo semplici giudizi di percezione. Gli ultimi<br />
non han bisogno di alcun concetto puro dell'intelletto, ma soltanto del nesso logico <strong>della</strong><br />
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