Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
<strong>Lo</strong>cke; si deve quindi attendere il 1700 e l'edizione in francese del Saggio perché<br />
Leibniz, in francese, stenda organicamente tali riflessioni sotto il titolo di Nuovi saggi<br />
sull'intelletto umano, [ 33 ] senza ricorrere alla sua impostazione metafisica monadologica<br />
ma seguendo e criticando passo passo il percorso del Saggio.<br />
Leibniz contesta la critica lockiana all'innatismo delle idee, anche se lo fa in modo<br />
conciliante, riconoscendo comunque all'esperienza un ruolo rilevante.<br />
“Del resto non saprei come coloro che parlano tanto di tabula rasa, dopo averla spogliata di<br />
tutte le idee, possano ancora dire che cosa resterebbe di essa, come gli scolastici che non<br />
lasciano nulla alla materia prima. Mi si risponderà, forse, che questa tabula rasa dei filosofi<br />
vuol significare soltanto questo, che l'anima naturalmente e originariamente ha solo pure<br />
facoltà. Ma le facoltà pure, senza qualche atto, in una parola le potenze pure, delle quali<br />
parlano gli scolastici, sono anch'esse finzioni, estranee alla realtà e ottenute solo a forza di<br />
astrazioni. Dove si troverà nel mondo una facoltà che abbia la sola potenza di esercitare<br />
qualche attività? C'è sempre una disposizione particolare all'azione e a un'azione piuttosto<br />
che a un'altra. E oltre alla disposizione, ci deve essere una tendenza all'azione e di queste<br />
tendenze, in ogni soggetto, ce n'è un'infinità contemporaneamente, e non sono mai senza<br />
qualche effetto. L'esperienza, certo, è necessaria, lo riconosco, perché l'anima si volga verso<br />
questi o questi altri pensieri e perché presti attenzione alle idee che sono in noi; ma in che<br />
modo le esperienze e le sensazioni potrebbero darci le idee? L'anima ha forse finestre?<br />
Somiglia forse a tavolette? E' forse come la cera? E' evidente che tutti coloro che parlano<br />
così dell'anima, la concepiscono in fondo corporea. Mi si opporrà forse quel celebre<br />
assioma assai diffuso tra i filosofi: nulla si trova nell'anima che non derivi dai sensi. Ma<br />
bisogna escludervi l'anima stessa e le sue attività: nihil est in intellectu quod pria non fuerit<br />
in sensu, excipe: nisi ipse intellectus. Ora l'anima contiene l'essere, la sostanza, l'uno,<br />
l'identico, la causa, la percezione, il raziocinio, ed una quantità di altre nozioni, che i sensi<br />
non possono fornire. E ciò ci accorda con quanto afferma l'autore del Saggio, che cerca la<br />
sorgente d'una parte delle idee nella riflessione dello spirito sulla propria natura” (Leibniz,<br />
1765, pp. 233-234).<br />
La posizione di Leibniz non ricalca quindi il rigoroso razionalismo cartesiano, per il<br />
quale l'esperienza era una fonte di conoscenza sostanzialmente ingannevole e quindi<br />
necessariamente emendabile. L'esperienza è fondamentale ma non può candidarsi a<br />
essere l'unica fonte <strong>della</strong> conoscenza, come peraltro Leibniz malignamente riscontra<br />
nello stesso <strong>Lo</strong>cke.<br />
Ma nel brano citato appare chiara anche una caratteristicha che, al di là <strong>della</strong> disputa,<br />
differenzia profondamente la posizione di Leibniz da quella di <strong>Lo</strong>cke e in generale degli<br />
altri filosofi moderni. L'idea non è passiva rappresentazione di un impressione esterna,<br />
che sia empirica o divina poco conta. Essa è fondamentalmente azione, anche se<br />
potenziale. Discutendo sulla ammissibilità di idee non "pensate" questa concezione<br />
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