Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
esisteva già, aveva avuto antiche, altre e autorevoli risposte, ma non aveva ancora<br />
assunto un aspetto: quello dei "limiti" <strong>della</strong> conoscenza umana. Se la conoscenza umana<br />
è limitata, come è possibile stabilire preliminarmente che cosa essa può e che cosa non<br />
può conoscere? In tal modo il problema <strong>della</strong> conoscenza diventa autoriflessivo,<br />
trasformandosi nella domanda su come si conosce la conoscenza. In questo senso <strong>Lo</strong>cke<br />
è un precursore dei temi affrontati da Kant, che, appunto, sul problema critico costruirà<br />
la parte centrale <strong>della</strong> sua filosofia.<br />
Con delle belle immagini dedicate a questo compito di indagine preliminare si apre il<br />
testo fondamentale di <strong>Lo</strong>cke, il Saggio sull'intelletto umano.<br />
“Il nostre spirito è come una candela che noi abbiamo davanti agli occhi, e che diffonde<br />
luce sufficiente a illuminarci in tutte le nostre faccende. Dobbiamo contentarci delle<br />
scoperte che possiamo fare per mezzo di questa luce. Faremo sempre buon uso <strong>della</strong> nostra<br />
intelligenza se vorremo considerare tutti gli oggetti in quel rapporto e proporzione in cui<br />
essi si trovano rispetto alle nostre facoltà, e su quei fondamenti, in cui essi si offrono alla<br />
nostra conoscenza; e se non domanderemo perentoriamente e senza discrezione una<br />
dimostrazione e una completa certezza, laddove è possibile ottenere soltanto una<br />
probabilità; e questo basti a regolare tutti i nostri interessi. Poiché se vogliamo dubitare di<br />
ogni cosa in particolare, per il fatto che non possiamo conoscerle tutte con certezza, saremo<br />
altrettanto poco ragionevoli quanto uno che non volesse servirsi delle proprie gambe, e si<br />
intestasse a rimaner fermo e perire miserevolmente, perché non ha ali con cui volare.<br />
Quando avremo conosciuto le nostre forze, conosceremo anche tanto meglio ciò che<br />
potremo intraprendere con speranza di successo; e quando avremo esaminato con cura ciò<br />
che il nostro spirito sia capace di fare, e avremo visto, in qualche modo, quello che ce ne<br />
possiamo attendere, non saremo portati né a rimanere in un vile stato di ozio, disperando di<br />
poter mai conoscere alcuna cosa, senza mettere in alcun modo al lavoro i nostri pensieri; né,<br />
d'altro lato, metteremo tutto in dubbio e negheremo credito ad ogni conoscenza, sotto il<br />
pretesto che vi sono cose che lo spirito umano non è in grado di comprendere. Avviene a<br />
noi, per questo riguardo, ciò che avviene a un pilota che viaggi per mare. Gli torna di<br />
estremo vantaggio sapere qual sia la lunghezza <strong>della</strong> fune <strong>della</strong> sonda, anche se egli non<br />
possa riconoscere, per mezzo <strong>della</strong> sonda che possiede, tutte le diverse profondità<br />
dell'oceano. E' già opportuno che sappia che la fune è lunga abbastanza per toccar fondo in<br />
certi punti del mare, che a lui importa conoscere per ben dirigere la sua rotta, e per evitare i<br />
bassifondi che potrebbero farlo andare in secca. Non è affar nostro in questo mondo<br />
conoscere tutte le cose, bensì quelle che riguardano la condotta dello nostra vita. Se dunque<br />
possiamo trovare le regole mediante le quali una creatura ragionevole, quale è l'uomo,<br />
considerandolo nello stato in cui si trova in questo mondo, può e deve condurre le sue<br />
opinioni, e le azioni che ne dipendono; se, dico, possiamo giungere a tanto, non dobbiamo<br />
farci un cruccio se altre cose sfuggono alla nostra conoscenza” (<strong>Lo</strong>cke, 1690, pp. 29-<br />
30). [ 22 ]<br />
Come mostra il passo riportato, anche in <strong>Lo</strong>cke, come in Hobbes, il tema<br />
gnoseologico si intreccia strettamente con quello morale, o forse sarebbe meglio dire<br />
politico, che tuttavia rimane estraneo al nostro percorso. Pur nella grande differenza tra<br />
un sostenitore dello stato assoluto, qual è Hobbes, e un sostenitore del liberalismo e<br />
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