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Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif

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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />

Ma che cosa sono le categorie? Più volte Kant afferma che sono “funzioni logiche”<br />

che servono a dare “unità [...] alla semplice sintesi delle diverse rappresentazioni in una<br />

intuizione” (B 113). Sembrerebbe che questa fosse, a suo stesso dire, una definizione:<br />

“voglio ancora soltanto premettere la definizione delle categorie. Esse sono concetti di un<br />

oggetto in generale, onde l'intuizione di esso è considerata come determinata rispetto a una<br />

delle funzioni logiche del giudicare. Così la funzione del giudizio categorico era quella del<br />

rapporto del soggetto col predicato: per es., tutti i corpi sono divisibili. Soltanto, rispetto al<br />

puro uso logico dell'intelletto, rimaneva indeterminato a quale dei due concetti sia da<br />

attribuirsi la funzione di soggetto e a quale quella di predicato, potendosi dire ugualmente:<br />

qualche divisibile è un corpo. Ma con la categoria di sostanza, se io sottopongo il concetto<br />

di un corpo, resta determinato che la sua intuizione empirica nell'esperienza debba essere<br />

considerata sempre come soggetto e non mai come semplice predicato; e così in tutte le<br />

altre categorie” (B 129-130).<br />

A prescindere dalla connessione fra categorie e giudizi, che sta alla base <strong>della</strong><br />

Deduzione metafisica, l'interesse di questo passo sta nel fatto che Kant parla di<br />

"definizione di categoria". Eppure, più in là, dice:<br />

“di nessuna di esse noi possiamo dare una definizione reale cioè rendere comprensibile la<br />

possibilità del suo oggetto, senza ricorrere subito a condizioni <strong>della</strong> sensibilità, quindi alla<br />

forma dei fenomeni, come quelli ai quali di necessità devono limitarsi, come a loro unico<br />

oggetto; poiché se vien tolta questa condizione, cade ogni significato, cioè ogni rapporto<br />

all'oggetto, e non possiamo più comprendere con nessun esempio, qual genere di cosa si<br />

intenda propriamente con siffatti concetti” (B 246). [ 57 ]<br />

Si osservi che parla dell'impossibilità di una "definizione reale". A chiarificazione di<br />

questo punto bisogna ricordare ciò che segue il passo appena citato e che compare solo<br />

nella prima edizione. Qui spiega che non ha dato alcuna definizione delle singole<br />

categorie dal momento che non era necessario per quanto stava discutendo. Ma questa<br />

mancanza era stata dettata - prosegue Kant - da motivi di “prudenza” che hanno una<br />

ragione “più profonda, giacché non avremmo potuto definire le categorie, se anche<br />

l'avessimo voluto” (A 247). A questo proposito, in calce sempre al testo del 1781, vi è la<br />

seguente nota:<br />

“Intendo parlare qui di definizione reale, che non sostituisca semplicemente al nome di una<br />

cosa parole diverse e più intelligibili; ma quella che in sé contiene una così chiara nota a cui<br />

l'oggetto (definitum) possa sempre essere riconosciuto sicuramente, e renda adoperabile<br />

nell'applicazione il concetto definito. Definizione reale sarebbe quella che non solo<br />

chiarisce un concetto, ma anche la sua oggettiva realtà. Le definizioni matematiche, che<br />

CxC – Calls for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 64

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