Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
serve nondimeno a conferire loro la massima unità insieme con la massima<br />
estensione” (B 504).).<br />
concetti <strong>della</strong> ragione: (idee: anima, mondo, Dio)<br />
-> hanno un uso regolativo;<br />
concetti dell'intelletto: 1. concetti puri primitivi (categorie)<br />
2. concetti derivati (predicabili)<br />
-> hanno un uso costitutivo.<br />
Nella Critica vi è anche una teoria dei concetti matematici, una teoria dei<br />
concetti fittizi e una teoria dei concetti empirici. In realtà, nella <strong>Lo</strong>gica, Kant<br />
evidenzia (L 85) che, rispetto alla materia, tutti i concettti possono dividersi<br />
in concetti dati (gegebene Begriffe) e in concetti fattizi (gemachte Begriffe).<br />
I primi possono essere dati a priori dall'intelletto, e sono i concetti puri,<br />
oppure a posteriori dall'esperienza, e sono i concetti empirici. I secondi,<br />
invece, sono quei concetti che Kant chiama anche arbitrari, fittizi,<br />
immaginari. Anche fra questi ci possono essere concetti a priori o a<br />
posteriori (L 135); sono concetti costruiti in modo arbitrario e caratterizzati<br />
dal fatto che la loro possibilità è senza fondamento perché non può essere<br />
basata sull'esperienza. Ad es., i concetti di “una sostanza che fosse<br />
costantemente presente nello spazio, ma senza riempirlo [...] oppure [di] una<br />
speciale facoltà del nostro spirito di prevedere il futuro [...] o infine [di] una<br />
potenza dello spirito di stare in comunione di pensieri con gli altri uomini”<br />
(B 226; cfr. B 561-562). I concetti matematici sono costruiti<br />
indipendentemente dall'esperienza, solo che essendo costruiti sulle<br />
intuizioni pure valgono a priori (cfr. B 562-563). E' da evidenziare che Kant,<br />
nella Critica, parla anche di “concetti usurpati (usurpierte Begriffe), per<br />
esempio, quelli di felicità, destino, che circolano in verità tra l'indulgenza<br />
quasi generale, ma talora vengono messi in questione, con la domanda: quid<br />
juris?” (B 121). Sono concetti dei quali, secondo Kant, non è possibile dare<br />
né una deduzione empirica, come per i concetti empirici, né una deduzione<br />
trascendentale, come per i concetti puri ed è per questo che Paton li<br />
considera appartenenti ai concetti fattizi (cfr. Paton, 1936, Vol. I, p. 197).<br />
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