Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
dimostrazione matematica, come illustrazione del procedere <strong>della</strong> ragione. Infatti anche<br />
per <strong>Lo</strong>cke, come vedremo, la matematica non viene dall'esperienza.<br />
Né sono meno problematiche le riflessioni di <strong>Lo</strong>cke sull'evidenza, che già traspaiono<br />
dal testo citato, o sulla chiarezza e distinzione che caratterizzano le nostre conoscenze<br />
più solide, oppure sulla esistenza dell'io, mo<strong>della</strong>ta su Cartesio eppure rivisitata per via<br />
empirista e infine curiosamente definita “intuitiva per esperienza”. [ 23 ]<br />
Un discorso a sé merita l'uso lockiano del termine "idea", definito fin<br />
dall'Introduzione al Saggio:<br />
“Essendo questo termine, a quanto mi sembra, il meglio appropriato a significare tutto ciò<br />
che è oggetto <strong>della</strong> nostra intelligenza quando pensiamo, me ne sono servito per esprimere<br />
tutto ciò che si intende con le parole fantasma, nozione, specie o qualunque cosa occupi il<br />
nostro spirito quanto pensa” (Ivi, I, Introd., 8, p. 31).<br />
Percezione sensibile o intuizione intellettuale, sensazione o connessione razionale<br />
producono comunque idee, e il termine, seppure suoni piuttosto vago, rimane<br />
perfettamente interno alla tradizione cartesiana che, ricordiamo, non aveva definito in<br />
modo più preciso il pensiero. [ 24 ]<br />
Dove <strong>Lo</strong>cke si scosta con chiarezza dalla linea cartesiana è nella negazione<br />
dell'esistenza di idee innate, dove ha buon gioco a mostrare che non esistono idee, cioè<br />
in questo caso concezioni, comuni a tutti gli uomini, né principi speculativi o pratici, né<br />
norme morali: le “numerose tribù degli uomini” si differenziano su tutte queste nozioni,<br />
e cade quindi, con una osservazione empirica, la premessa dell'innatismo.<br />
E' fin troppo evidente che la critica all'innatismo, pur "classica" nella tradizione<br />
empirista, è da collegare in <strong>Lo</strong>cke all'esito tollerante che produce, cioè alla negazione di<br />
verità assolute comuni a tutti gli uomini. Ciò non esime, tuttavia, dal sottolineare che<br />
per <strong>Lo</strong>cke le idee se sono innate devono anche essere note. Si tratta tuttavia di un<br />
presupposto non necessario, e di un'assunzione comunque discutibile, poiché<br />
l'innatismo <strong>della</strong> capacità può benissimo convivere con la diversità degli esiti prodotti<br />
utilizzando quella capacità: la stessa capacità razionale può infatti produrre esiti<br />
razionali diversi. In questa linea si muoveranno prima Leibniz e poi Kant con<br />
l'innatismo non delle idee ma delle facoltà.<br />
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