Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
rappresentato né nello spazio né nel tempo (condizioni <strong>della</strong> sola rappresentazione<br />
sensibile): condizioni, senza le quali noi non possiamo pensare punto nessuna intuizione.<br />
Possiamo tuttavia chiamare la causa meramente intelligibile [ 53 ] dei fenomeni in generale<br />
“oggetto trascendentale” unicamente per avere qualcosa che corrisponda alla sensibilità in<br />
quanto recettività. A questo oggetto trascendentale possiamo ascrivere tutto l'ambito e la<br />
connessione delle nostre percezioni possibili, e dire che esso è dato in sé prima di ogni<br />
esperienza” (B 403). [ 54 ]<br />
Quindi, benché la cosa in sé affetti i sensi, produca la sensazione e comporti la<br />
modificazione <strong>della</strong> sensibilità, essa è un oggetto intelligibile e in quanto tale non è<br />
prendibile conoscitivamente dall'intuizione. Allora, vi è differenza fra quello che pur<br />
essendo causa, non è causato (B 433) e non è conoscibile, ovvero la cosa in sé, il<br />
noumeno, la X, e ciò che è causato dal primo e che è conoscibile grazie alla<br />
categorizzazione intellettuale: il fenomeno. [ 55 ] Vi è allora una relazione assai stretta tra<br />
noumeni e fenomeni, dal momento che proprio la consapevolezza dei secondi in quanto<br />
tali assicura sull'esistenza dei primi:<br />
“Nel fatto, quando noi, come è giusto, consideriamo gli oggetti dei sensi come semplici<br />
fenomeni, nello stesso tempo proprio con ciò confessiamo pure che a loro fondamento sta<br />
una cosa in sé, sebbene non conosciamo questa nella sua costituzione ma soltanto il suo<br />
fenomeno, cioè il modo in cui i nostri sensi sono affetti da un quid sconosciuto. L'intelletto<br />
adunque, proprio con l'ammettere i fenomeni, ammette anche l'esistenza delle cose in sé, e<br />
pertanto noi possiamo dire che sia non soltanto ammissibile ma anche indispensabile la<br />
rappresentazione di tali esseri che sono di fondamento ai fenomeni, e quindi di puri esseri<br />
intelligibili” (P 75-76).<br />
13. L'intelletto e le categorie<br />
L'intelletto umano non è né un intellectus archetypus, che può produrre gli oggetti,<br />
né un intellectus ectypus, che dagli oggetti inferisce conoscenza, né un intelletto<br />
intuente che può accedere immediatamente agli oggetti trascendentali. L'intelletto<br />
umano è, invece, discorsivo, ossia è facoltà di pensare tramite concetti e di connettere<br />
rappresentazioni in una esperienza (B 105-106). L'intelletto umano coordina, ma<br />
soprattutto sintetizza, le rappresentazioni dell'intuizione empirica ordinandole e<br />
costituendo così la legalità dell'esperienza e per far questo esso utilizza i suoi concetti<br />
puri, ossia, come li chiama Kant sulla scorta di Aristotele, le categorie. [ 56 ]<br />
13.1. Possibili definizioni di "categoria"<br />
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