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Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif

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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />

l'attività di pensiero sono azioni proprie <strong>della</strong> riflessione che comportano una autonomia<br />

certo difficilmente illustrata dalla metafora dello specchio.<br />

Individuata così, in particolare nella sensazione, l'origine empirica del nostro sapere,<br />

<strong>Lo</strong>cke passa a una differenziazione fondamentale, quella tra idee semplici, direttamente<br />

congiunte alla sensazione e prodotto di questa, e idee complesse.<br />

Sulla base di questo approccio <strong>Lo</strong>cke inizia a definire le idee semplici, cioè idee che<br />

corrispondono a singole qualità di oggetti sensibili oppure a singoli fatti psichici del<br />

nostro operare riflessivo. Ma proprio qui nasce il problema.<br />

“Ma per meglio scoprire la natura delle nostre idee e parlarne in modo intelligibile, sarà<br />

opportuno distinguerle a seconda che siano delle percezioni o delle idee nel nostro spirito,<br />

oppure siano, nei corpi, delle modificazioni <strong>della</strong> materia, le quali producono tali percezioni<br />

in noi. Bisogna, dico, distinguere esattamente queste due cose, per evitare l'illusione (forse<br />

anche troppo consueta) che le nostre idee siano delle veraci immagini o somiglianze di<br />

qualcosa di inerente all'oggetto che le produce: poiché la maggior parte delle idee nate dalla<br />

sensazione, che si trovano nel nostro spirito, non somiglia a qualcosa che esista fuori di noi,<br />

più che non somiglino alle nostre idee i nomi che si usano per esprimerle, sebbene tali nomi<br />

non manchino mai di suscitarle in noi non appena li sentiamo menzionare” (Ivi, II, VII, 7,<br />

pp. 48-49).<br />

<strong>Lo</strong>cke aveva sorvolato sul problema <strong>della</strong> diversa natura delle nostre idee semplici,<br />

autoprodotte nel senso interno <strong>della</strong> riflessione, oppure eteroprodotte nel senso esterno<br />

<strong>della</strong> sensazione. Si trova ora in difficoltà nel giustificare le seconde, proprio per la<br />

evidente possibilità che esse ci ingannino circa la loro natura: il ruolo rispecchiante<br />

<strong>della</strong> conoscenza umana, che <strong>Lo</strong>cke dava per scontato nella costruzione delle idee<br />

semplici via sensazione, rimane ancora tutto da verificare, e la strada che il filosofo<br />

inglese sceglierà certamente è la soluzione intelligente di un problema affrontato in<br />

ritardo.<br />

Seguendo le indicazioni di R. Boyle (Boyle, 1666, pp. 318 e ss.), che a sua volta si<br />

rifaceva alla tradizione galileiana e cartesiana, <strong>Lo</strong>cke ritiene che si possa definire<br />

“qualità di un corpo” il suo potere di produrre una certa idea nello spirito. Ed ecco la sua<br />

soluzione:<br />

“Ciò posto bisogna distinguere nei corpi due specie di qualità. Anzitutto quelle che sono<br />

interamente inseparabili dal corpo, in qualunque stato esso sia. Riguardo a queste qualità<br />

possiamo osservare quelle primarie in corpi che producono in noi idee semplici, come la<br />

solidità, l' estensione, il moto, o il riposo, il numero e la figura” (Ivi, II, VIII, 9, p. 49). [ 26 ]<br />

CxC – Calls for Comments, SWIF www.swif.it/cxc 25

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