Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif

Giovanni Boniolo© 2003 – Lo sviluppo della gnoseologia moderna
e tutto il resto del mondo venisse anninetato, egli tuttavia conserverebbe
l'immagine di esso, e di tutte quelle cose che vi avesse precedentemente
visto e percepito; infatti ognuno sa per sua propria esprienza che l'assenza o
la distruzione di cose altra volta immaginate non determina l'assenza o la
distruzione dell'immaginazione stessa” (Hobbes, 1889, pp. 10-11; cfr, anche
Hobbes, 1655, VII,1).
[18]
“Di qui si può dedurre che le verità assolutamente prime sono nate
dall'arbitrio di coloro che per primi imposero i nomi alle cose, o adottarono
nomi già imposti da altri. Infatti, per esempio, è vero che l'uomo è un
animale per il fatto che piacque imporre quei due nomi alla medesima cosa”.
(Hobbes, 1655, I, 3, 8)
[19]
Hobbes, Objectiones et Responsiones, 1640-42 (trad. it. in Cartesio,
Opere, op. cit. p. 321).
[20]
Appare chiaro in questo passo, come molti interpreti hanno evidenziato,
il possibile collegamento con la tesi vichiana del verum factum, per cui può
essere vero solo ciò che può essere fatto.
[ 1]
2 “La causa del senso è il corpo esterno, che stimola l'organo proprio a
ciascun senso, o immediatamente, come nel gusto o nel tatto, o
mediatamente, come nella vista, nell'udito e nell'odorato. Tale stimolo, per
mezzo di nervi e degli altri filamenti e membrane del corpo terminanti al
cervello e al cuore, genera lì una resistenza o controstimolo o sforzo del
cuore, per liberarsene; il quale sforzo, perché diretto verso l'esterno, sembra
che sia qualcosa di estrinseco. Questa apparenza o immagine è quella che gli
uomini chiamano senso e consiste, per l'occhio in luce o colore figurato, per
l'orecchio in suono, per il naso in odore, per la lingua e per il palato il
sapore, e per il resto del corpo in caldo, freddo, duro, soffice ed altrettali
qualità, che noi percepiamo col tatto. Tutte le qualità sensibili non sono,
nell'oggetto che le genera, che svariatissimi moti della materia, coi quali
essa agisce diversamente sui nostri organi, e in noi, che siamo stimolati, esse
non sono altro che moto - poichè il moto non produce altro che moto”
(Hobbes, 1651, vol I Cap I, 7; cfr. Hobbes, 1655, I, cap VI, 5; IV,cap XXIX,
17).
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